Riceviamo e pubblichiamo l’articolo di Giulio Ruggieri sulla Comunità Neocatecumenale.
Circa cinque anni fa mi trovai ad aderire a un’associazione religiosa diffusa in molte chiese d’Italia, chiamata Cammino Neocatecumenale. Tramite mio zio conobbi questa realtà che m’incuriosì molto, anche perché avevo diciannove anni e non conoscevo affatto la religione. Non avevo l’abitudine di andare a messa la domenica, un po’ per pigrizia, un po’ perché non ci credevo tanto.
Ma dentro di me, avvertivo un senso di smarrimento. Così, senza pensarci troppo, decisi di aderire a quest’iniziativa, di cui tutt’ora faccio parte.
Di primo acchito mi accorsi che si trattava di una cosa seria. Quando poi, iniziai a sperimentarne i primi risultati, capii che non mi ero sbagliato.
In questa realtà convivono tante tipologie di persone, con bagagli culturali diversi: ci sono individui che prima erano distanti dalla chiesa, altri che invece desiderano approfondire e maturare la loro fede. Questo Cammino è suddiviso in gruppi che si riuniscono due volte alla settimana. Durante gli incontri, si leggono e si commentano alcuni passi della Bibbia. Dopo averli ascoltati, ognuno può fare una risonanza, o meglio una riflessione. Si viene così a creare un dibattito costruttivo, in cui si mettono in gioco pensieri, idee ed esperienze di vita. Sono proprio queste risonanze a offrire un sostegno morale a coloro che non si sentono in pace con sé stessi o che hanno bisogno di una parola di conforto. Alla fine anche il prete fa il suo intervento, dando dei validi suggerimenti per riuscire a superare le proprie difficoltà.
Una volta al mese si organizzano delle convivenze, cioè dei ritiri spirituali che si svolgono fuori città e che durano qualche giorno. Durante queste convivenze si medita e si ascolta la parola di Dio, lontani, almeno per un po’, dalle preoccupazioni di tutti i giorni.
Ma c’è da dire che l’uomo è superbo per natura e cerca di risolvere da solo i suoi problemi. Perché cercare aiuto e ammettere gli errori commessi gli costa tanto, così trova mille scuse per giustificare i suoi atteggiamenti. Dio invece, vuole vedere in noi un cuore pentito. Solo così può esserci spazio per Lui nella nostra vita. Dobbiamo, quindi, cercare di riconoscerlo, non solo quando siamo giunti ai limiti delle nostre forze, ma durante tutta la nostra vita.
Purtroppo il cuore dell’uomo, se da un lato è pervaso da sentimenti nobili, dall’altro cova pensieri cattivi, che lo inducono a compiere le più turpi azioni. Quando invece lascia spazio allo Spirito e alla parola di Dio dentro di sé, avviene qualcosa che non ha mai sperimentato prima: viene illuminato ed impara a riconoscere le sue debolezze. In questo modo, si rende conto della sua reale condizione e pian piano si adegua al volere di Dio. Questo è, in fin dei conti, lo scopo del Cammino Neocatecumenale, riconosciuto dal Papa Giovanni Paolo II come un itinerario di formazione cattolica.
La Comunità e l’Eucarestia aiutano gradualmente i neocatecumeni a svuotarsi dei falsi concetti di sé e di Dio e ad abbassarsi alla loro realtà di peccatori, bisognosi di conversione. Riscoprendo così la gratuità dell’amore di Cristo, che li perdona e li ama sempre, nonostante tutto.