Gli anni ’70 sono anche gli anni di una poesia che, lontano dai toni accesi e diretti, tipici di quella stagione politica e letteraria, non rinuncia però all’impegno ed alla denuncia sociale. Si tratta della produzione di poeti come Giandomenico Giagni, Mario Serra, Rocco Di Poppa, Franco Tilena e Giacinto Ruzzi, anagraficamente più anziani dei giovani contestatori precedentemente esaminati.
G. Giagni, nato a Potenza nel 1922, vivrà a Roma dove svolgerà l’attività di regista ed autore radiofonico e televisivo. Le sue raffinate liriche verranno pubblicate postume da due importanti autori come Vasco Pratolini e Carlo Bernari. Il titolo della raccolta, Il confine, fa riferimento al delicato tema dell’emigrazione, fortemente presente nella poesia lucana del dopoguerra.
La dura condizione di emigrato in Svizzera verrà sperimentata di persona da un altro poeta, Franco Tilena (Grassano 1934), nei cui versi (La città dorme, Matera, 1973) si respira una rassegnazione che sembra essere un atavica condizione del contadino lucano
E di campagne lucane e pugliesi svuotate scriverà anche Rocco Di Poppa, come ricorda R. Nigro: <<Di Poppa si accorge che il Sud si è svuotato. Non incontra più uomini, se non in fotografie sulle credenze…>> (A. Lotierzo- R. Nigro, Poeti della Basilicata)
Perfettamente consapevole delle problematiche della Basilicata come di tutto il Sud, Di Poppa non si abbandona però alla rassegnazione ma reagisce con la viva speranza di un domani migliore. Diversamente dalle false promesse dei politici che hanno solo saputo fornire <<una valigia di cartone per esilii ignoti>>, egli non si fermerà alla denuncia poetica ma si impegnerà concretamente per migliorare le condizioni del Sud: lo dimostra infatti il suo lavoro come dipendente per l’Ente Irrigazione, per il
quale realizzerà validi progetti idraulici allo scopo di irrigare la murgia pugliese.