Nei primi anni ’70 usciranno alcune raccolte poetiche di giovani autori lucani, di area materana, come D. Cascione, E. Ricciutello, N. Filazzola e G. Desiante. La loro produzione si inquadra in quel particolare clima ideologico di contestazione e denuncia diretta, che interesserà anche la Basilicata, laddove disagio ed arretratezza, più che in altre zone d’Italia, continuano a porsi come emergenza oramai patologica.
La poesia diventa lotta, presa di coscienza, come già avvenuto negli anni ’50. Questa volta però il poeta militante si richiama direttamente al Socialismo, che è <<aurora del mondo>> (Donato Cascione, Sangue e terra magra, 1971). Dedicando invece i propri versi <<ad una compagna>>, Eustachio Ricciutello (Matera 1940) scrive per <<difendere i poveretti>>, seguendo così l’incitamento della madre. Nella sua raccolta, significativamente intitolata Io lo so chi è stato, emerge un quadro sociale disarmante della città-contadina di Matera: disoccupati che <<sbucciano semi di girasole>>, uomini alla disperata ricerca di una giornata di lavoro, per sfamare una casa ingombra di figli come pulcini, commercianti falliti, reduci sottopagati. E non se la passano meglio nemmeno coloro che hanno scelto la strada dell’emigrazione nelle alienanti città del nord.
A Matera opera in quegli anni anche un pittore-poeta, Nicola Filazzola, che dedica <<agli uomini onesti>> la raccolta di versi Una presa di coscienza. Raccolte poetiche, quelle degli autori citati, dai toni forti e diretti, che si smorzano invece nella musicalità delle liriche ( Poesie ) di Giuseppe Desiante, poeta irsinese morto giovanissimo nel 1972 a soli ventidue anni. Musicalità ribadita dal sottotitolo della raccolta, Rapsodie. Si tratta di poesie caratterizzate da temi universali come l’amore, il sogno, la contemplazione del paesaggio, che non perdono però d’occhio il disagio sociale della terra di Lucania:
Si cantava in coro la sera…
Quasi figli di terra sconosciuta
quasi padroni di altra luna
sudavano con rassegnazione
come le bestie
…
sui picchi e sui monti,
dietro l’orme dei padri
già disciolte e svanite
dietro un mondo di mostri d’acciaio…
(Cantavano)