Bella non è.
Brutta?
Veramente brutta.
Il giudizio non è, però, attinente alla situazione. Lo sarebbe se il design avesse firmato un luogo nuovo, storicamente amorfo, al di fuori di quell’incrociarsi di vie e di transiti oggi percorsi come ieri.
Nel caso di un luogo che nasce, in quel caso, fuori del perimetro urbano antico o ultimo residuo dell’antico avremmo potuto indugiare su questo quesito che è, allo stato della situazione pseudo-estetico.
Nemmeno vale la pena di invischiarsi su un giudizio di merito men che meno di architettura. Il resto sono solo appunti. Gioco di materiali, quadrotti per pavimentazione esterne così identici in altri non-luoghi di altre cittadine italiane senza storia. Buoni per il lifting di edifici abbandonati. Eliminazione della pendenza . Appunti su quei pali che ad alcuni fanno venire in mente i pali per l’impiccagione o quello del romanzo di Andrić, Il ponte sulla Drina; ad altri para o attira fulmini; ad altri gli orrori di Aushwitz . Qualcuno riconosce che vi ritrova quei fori che in fotografie giganti hanno banalmente riempito la città. Banalmente.
Abbiamo a che fare con la categoria dell’inadeguato, del fuori posto, dell’imposizione del non-luogo dove c’era un luogo.
Parlo del risultato del restyling di quella che era Piazza Prefettura o Piazza Mario Pagano. La nostra Piazza Polmonite. La Piazza della città.