Dalla storia e dalle tradizioni la musica degli Enotri

Pubblicato nel numero di Marzo 2011

Nel sentir raccontare la storia di questo gruppo musicale si ha la sensazione che sia stata scritta molti anni fa. Nell’800 addirittura da persone appartenute ad un illustre casato montemurrese noto per il suo protagonismo nel Risorgimento lucano.

A raccontarcela è un loro discendente, Sergio Santalucia, che tra le carte e i ricordi di famiglia ha cercato e trovato il senso del suo amore per la musica. E’ Elisa Albini la spiegazione di tutto, una sua antenata figlia del noto Giacinto, di cui Sergio conserva una foto in bianco e nero e dei vecchi quotidiani.

Elisa era una grande appassionata di musica, suonava il pianoforte e, stranamente per suoi i tempi, il mandolino. Quei giornali le venivano inviati dagli Stati Uniti perché contenevano al loro interno spartiti musicali, una particolarità molto in voga per la stampa del tempo. La passione musicale di Elisa le è sopravvissuta passando da generazione in generazione fino ad arrivare a Vittorio Santalucia maestro ed eccellente suonatore nonché padre di Sergio.

Si può parlare quindi di una vera e propria tradizione di famiglia che oggi Sergio continua a portare avanti con un gruppo che lui stesso ha creato nel suo paese: gli Enotri.

Quando ebbe inizio l’esperienza musicale il gruppo si chiamava “Peter Pan”, un nome ispirato dalla giovanissima età dei componenti tra i quali c’erano le sue figlie. Poi quei piccoli protagonisti crebbero e con essi anche le ambizioni di Sergio che volle dare alla sua realtà sonora toni più altisonanti. A cominciare dal nome.

Nel 1996 nacquero ufficialmente gli Enotri che si proposero al pubblico come custodi e ambasciatori di canti e musiche popolari, sintesi riuscita dell’amore che il suo fondatore aveva per la musica e per la Storia.

Perché questo nome?
Gli Enotri erano una popolazione che abitava la Basilicata antica tra il V-IV secolo a.C. Sergio ne sentì parlare per la prima volta da bambino: l’interesse, sopito per alcuni anni, riaffiorò da adulto insieme al suo ritrovato e rafforzato interesse per i fatti storici, anche quelli più recenti (dopotutto la sua famiglia, abbiamo detto, ha avuto un ruolo importante nell’Unità d’Italia). Il riferimento all’antico popolo dimostrava che l’interesse per la musica popolare non era dettato solo da un puro gusto musicale. Era (e resta) il tentativo di riallacciare i nodi con un passato che poteva farci meglio comprendere la nostra cultura. I secoli addietro hanno per forza di cose delineato il presente. Sergio è giustamente convinto che studiarli permette di ricostruire eventi dalla cui successione sono derivate le nostre tradizioni, i nostri costumi e la nostra lingua. Una evoluzione di cui la musica, ovviamente, non può dirsi immune soggetta anch’essa ai cambiamenti dei tempi e alle contaminazioni fra le genti.

La carriera artistica degli Enotri prende il via, dunque, nella metà degli anni ’90 quando, dopo i primi concerti in piazze lucane, furono invitati ad esibirsi in una rubrica musicale all’interno del Tgr Basilicata. L’esperienza televisiva ampliò la visibilità del gruppo che da allora cominciò a collezionare sempre più contatti anche fuori regione.

Dal 2000 in avanti il gruppo montemurrese partecipa ai Festival di Arte di Strada, Ostuni, Ragusa, Napoli, Montegranaro (Ascoli Piceno), Stigliano, Pelago (Firenze), e a feste di piazza, sagre e spettacoli itineranti, a Montesarchio, Montelanico (Roma), Piossasco (Torino), Porto San Giorgio (Ascoli Piceno), Macerata. Varca i confini italiani arrivando ad esibirsi a Nizza, Londra, Zurigo, in Belgio e in Montenegro.

Ovunque porta la musica popolare della Lucania e del nostro Sud insieme alla storia dell’antico popolo enotrio che lo stesso Sergio, orgogliosamente, racconta. Nei loro concerti si possono ascoltare le tarantelle lucane, le pizziche e le serenate pugliesi, le melodie campane, le ninne nanne. E il pubblico sembra apprezzare tutto questo, quasi si sente contagiato dai ritmi allegri e pieni di vita della musica d’altri tempi tanto da lanciarsi in balli improvvisati. Applaude ed ammira quei ragazzi e ragazze che sono diventati i divulgatori di una cultura, per i più, sconosciuta e che, anche grazie a loro, continua ad essere conservata così com’era nelle origini.

Conosciamoli.
Intanto va detto che il gruppo è composto, in maggior misura, da due famiglie: i Santalucia e i Romanella. Fanno parte della prima Giuliana, Simona e Giorgia, figlie di Sergio; fanno parte della seconda i fratelli Pinuccio, Francesco, Arianna e Rocco. A loro si aggiungono Mariarosaria Iritano e Felice Calvino, anche loro montemurresi, e Tonino Lavella, quest’ultimo di Guardia Perticara. Le donne, come si vede, sono ben rappresentate e la loro presenza è importante perché oltre ad essere brave cantanti sono anche brave suonatrici. Il mandolino è lo strumento principe che lo stesso Sergio suona oltre alla fisarmonica e all’organetto. Poi ci sono le nacchere, il flauto, il triangolo, la chitarra, il violino e il mitico cupa cupa.

La scorsa estate tra il 12 e il 13 agosto a Montemurro si è tenuto “Tarantellarte” o, se volete, “l’arte della tarantella”. Un festival di musica tradizionale che è nato con lo scopo di costruire un ponte tra i diversi patrimoni musicali popolari del centro-sud Italia. Gruppi provenienti dal Lazio, dalla Campania, dalla Puglia, dalle Marche, dalla Sicilia, hanno rallegrato le calde serate estive con balli e canti tipici della loro cultura.

Questa è la storia degli Enotri. Una storia fatta di passione e di amore per la terra d’origine; di affetti sinceri, linfa vitale della stima e del rispetto che ogni componente del gruppo nutre per l’altro. Sono valori inestimabili che, insieme alla bravura, contribuiscono a determinare la qualità di un risultato e a decretarne anche il successo.