DUNE | ||
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Anno | 1984 | |
Di | David Lynch | |
Scritto da | David Lynch | |
Musiche | Brian Eno, Toto | |
Montaggio | Antony Gibbs | |
Fotografia | Freddie Francis | |
Cast | Kyle MacLachlan, Jürgen Prochnow, Sting, Max Von Sydow, Virginia Madsen, Silvana Mangano, Jack Nance, Brad Dourif, Linda Hunt, José Ferrer, Alicia Witt Freddie Jones, Everett McGill, Dean Stockwell, Patrick Stewart Francesca Annis, David Lynch |
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Produzione | Dino De Laurentiis, Raffaella De Laurentiis, José Lòpez Rodero |
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Durata | 137′ | |
Titolo Originale | DUNE |
“Not The Love We Dream Of” 5:10
Gary Numan
Dead Son Rising (2011)
DUNE
“Combatterete nell’ombra. Sarete sempre nell’ombra. Apprenderete la vera natura della società nella quale viviamo e la strategia con la quale la distruggeremo.”
George Orwell (1903-1950)
Una goccia d’acqua. Un volto. Poi, fuori dalle gallerie, dagli oscuri corridoi … “Dune”. Famigerato, già abbandonato da Ridley Scott e Alejandro Jodorowsky (che aveva iniziato a lavorarci col famoso autore di fumetti francese Moebius e che nel ruolo dell’imperatore voleva addirittura Salvador Dalì), diretto da David Lynch su grande insistenza dei De Laurentiis, tra la sabbia del deserto alcune scenografie realizzate da quel visionario di Hans Ruedi Giger (1940). Resti di progetti altrui, riverbero di effetti speciali irrealizzabili senza tecniche digitali, nel 1984. Tratto dall’omonimo bestseller di Frank Herbert (1920-1986), capolavoro riconosciuto della fantascienza, “Dune” viene curato nell’adattamento per lo schermo dallo stesso regista di “Eraserhead”. L’inizio di questo squarcio sul futuro ambientato nel 10191 è presentato da una voce fuori campo che cerca una luce su un terribile avvenire, ma sono già piuttosto evidenti le difficoltà di immedesimarsi in un mondo così arcano e oscuro. La sfida è proibitiva ma è raccolta da Lynch e dai suoi collaboratori con estrema professionalità, un’epoca scandagliata da una troupe che più artistica non si potrebbe. La fotografia, abissale e tetra è di Freddie Francis, che qua e là riesce ad immortalare paesaggi futuristici di grande suggestione (e deve aver faticato molto). Le musiche, a tratti evocative, sono di un genio: Brian Eno (1948), “musicista non musicista”, pioniere del genere “Ambient” (strepitoso ingegnere del suono, compositore e produttore) e del gruppo americano dei Toto (ricorderete negli anni ’80 l’hit “Africa”). La colonna sonora è ricca di brani classici: Ludwig Van Beethoven (1770-1827), Gustav Mahler (1860-1911), Dmitrij Dmitrievic Šostakovic (1906-1975) e Luigi Cherubini (1760-1842), eseguiti dall’Orchestra Filarmonica di Vienna. I giganteschi vermi delle sabbie e i Navigatori della “Gilda” spaziale sono opera del pluripremiato e massimo esperto di creature meccaniche Carlo Rambaldi (1925), tra le sue collaborazioni in campo cinematografico: “Profondo Rosso”, “Lo Squalo”, “Incontri Ravvicinati Del Terzo Tipo”, “Alien” ed “E.T. L’Extra-Terrestre”. Il film si avvale anche del supporto di Tony Masters (1919-1990) già direttore artistico di “2001: Odissea Nello Spazio” di Stanley Kubrick. Pittoresco il cast. Il protagonista, nel ruolo di “Paul Usul Muad ‘Dib Atreides”, è l’esordiente Kyle MacLachlan, che lavorerà con Lynch in diverse pellicole e soprattutto vestirà i panni di “Dale Cooper” in “Twin Peaks”. Il padre di “Paul” è un misurato Jürgen Prochnow, sua sorella é la piccola Alicia Witt (anche lei in “Twin Peaks” e “Hotel Room”). Tra i tanti volti eccellenti spiccano Sting, nel ruolo del rivale di “Paul”, “Feyd Rautha” e l’elegantissimo Max Von Sydow, il “Dottor Kynes”. Vi sono anche “l’aficionado” Jack Nance, il sempre inquietante e fuori fuoco Brad Dourif e l’italiana Silvana Mangano (moglie di De Laurentiis). Lo stesso Lynch compare in un cameo. Stracciato da quasi tutti i critici, “Dune” si differenzia però da molte altre pellicole di fantascienza, come la serie tv “Star Trek”, perché elimina completamente elementi contemporanei riconducibili all’attuale società e fa scomparire anche personaggi simpatici ed accomodanti come i due robot in “Guerre Stellari”. Il regista è interamente proiettato nel 10191, dove l’umanità ha colonizzato quasi del tutto l’universo conosciuto, governato ora da poche famiglie con sistema feudale, e ne ricava, con i suoi pregi e i molti difetti, un film enigmatico, squilibrato ma d’autore. Perso tra scene come quadri viventi, astronavi e costumi stile retrò, il suo gigantismo si è scontrato con i limiti produttivi (e 45 milioni di dollari non erano certo pochi!)e, la fretta di chiudere la storia in poco più di due ore (il ciclo di “Dune” è composto da 6 romanzi) non ha sicuramente giovato all’ambizioso affresco visionario che ne stava venendo fuori. David Lynch è sbarcato sul desertico pianeta, non per la lotta tra le casate dei “Fremen” e degli “Harkonnen”, non per la “Spezia” ne per i giganteschi vermoni, non è sbarcato per nessun “Messia”. Sono gli oscuri corridoi delle navi spaziali ad attirarlo, i suoni metallici, le fonti di luce, i sogni … “Dune” é la fine di ogni visione, la caduta di una goccia d’acqua o di un granello di sabbia in un immenso deserto. La goccia scompare, il granello di sabbia scompare, eppure sono ancora davanti i nostri occhi. Ma la vista è limitata … “Paul Atreides” va oltre la nostra visione, Lynch soffre … “Dune” finisce.
“Voglio rimanere un eterno enigma, per me e per gli altri.”
Ludovico II Di Baviera (1845-1886)