Il mese di gennaio, per la comunità oraziana, è stata una climax difervente incandescenza per gli effetti della delibera di giunta regionale n.877/2011 diventata legge il 4 agosto scorso che ha comportato, come effetto immediato, il trasferimento dei reparti per acuti, tra cui chirurgia e otorinolaringoiatria, presso l’ospedale di Melfi, e a lungo termine una riconversione del nosocomio venosino. E a tutt’oggi il presidio permanente degli “indignati” è vigile.
Il trasloco delle attrezzature mediche specialistiche è avvenuto nei primi giorni di gennaio e sta proseguendo a tutt’oggi. Sono state attivate nuove linee (Venosa a Melfi) per gli autobus che consentiranno al personale sanitario di raggiungere il nosocomio melfese con il minor disagio possibile nonostante le condizioni della viabilità, come è noto, in quel tratto di strada provinciale non siano tra le migliori.
Tra presidi, manifestazioni di piazza, formazione di nuovi comitati e lunghi cortei che hanno attraversato la città, culminate in una corposa raccolta firme, le varie categorie sociali, dagli studenti delle scuole ai dipendenti pubblici, dall’amministrazione comunale ai rappresentanti della politica partitica, si sono mobilitati in una protesta che ha ben pochi precedenti nella recente storia della città. Tutto è avvenuto in un clima di forte contestazione che è confluito in striscioni provocatori e scritte a caratteri cubitali.
Un crescendo di emozioni confluito in un magma di rabbia e delusione per quello che è ritenuto da molti, il depauperamento di un nosocomio, nato nel 1975, e ricco di “storiche” eccellenze in campo medico-sanitario. Si pensi ai reparti di Oculistica e la stessa Otorinolaringoiatria, quest’ultimo oggetto di trasferimento e, facendo un salto a ritroso nel passato, la riflessione torna in auge sui reparti di Cardiologia, Ginecologia, Pediatria e Ostetricia. Tutti trasferiti, negli anni scorsi, presso il nosocomio melfese. Insomma sarebbe stato, per molti, un depauperamento lento e graduale.
Prima ancora che montasse la protesta civile; i partiti si sono animati con varie proposte ma anche con altrettante polemiche e recriminazioni reciproche.
Perfino il già senatore Vincenzo Leggieri ha fatto sentire la propria voce auspicando, provocatoriamente, una proposta: una possibile annessione dei servizi nella comunità venosina alla competenza della Regione Puglia. E ancora chi, come il consigliere regionale Francesco Mollica, continua, imperterrito, a sostenere la proposta dell’Ospedale Unico, affermando che un maggiore impegno, in tale direzione, possa giovare alla sanità nel Vulture Alto Bradano.
Eppure l’assessore alla sanità Attilio Martorano assicura un rafforzamento del presidio ospedaliero venosino, come fa sapere in un comunicato, pubblicato sul sito www.basilicata.net, in risposta ad una interrogazione presentata in consiglio regionale dallo stesso consigliere Mollica.
La riconversione, secondo l’assessore, prevedrebbe la trasformazione dell’ospedale San Francesco in un centro di riferimento per la lungodegenza, in una residenza assistenziale per anziani, e di cura per malati di Alzheimer. Saranno, inoltre, aumentati i posti letto per la lungodegenza che aumenteranno dai 75 presenti ai 90 previsti nella fase di post-riordino. Nel ventaglio dei servizi ambulatoriali è prevista anche l’apertura di un ambulatorio di Oncologia che sarà in grado di offrire sedute di chemioterapia. E ancora si legge nel comunicato pubblicato sul sito ufficiale della Regione Basilicata: “è stato rafforzato il punto territoriale di soccorso, con un supporto cardiologico ed anestesiologico h12 e reperibilità notturna; l’ambulanza non medicalizzata è stata sostituita un’ambulanza medicalizzata mentre per la copertura dei 3 medici, attualmente provenienti da Melfi, è stato già indetto un bando pubblico”.