Il resoconto degli incidenti legati ai botti di capodanno è divenuto un rito che si ripete puntuale ogni primo di Gennaio su tutti i telegiornali nazionali e locali del nostro paese. E’ una filiera ricorrente che inizia con le prime notizie di sequestri di botti illegali, prosegue con la divulgazione di notizie sulla pericolosità degli stessi, continua con calorose raccomandazioni da parte di tutti i livelli dell’informazione giornalistica, con gli appelli al rigore ed all’inasprimento dei controlli, si sottolineano i tanti aspetti fastidiosi ed inutili, oltre che rischiosi, della tradizionale pratica dei botti di fine anno. Ma poi, preannunciato da qualche sporadico colpo sparato con un certo anticipo sull’inizio anno, come sempre fiamme, fuochi e botti –tra cui tanti vietati – si infittiscono intorno alla mezzanotte mandando in fumo propositi e consigli che li hanno preceduti. Eminenti studiosi hanno tentato anche di dare una spiegazione sociologica a questa particolare tradizione, imputandola ad ataviche pratiche tese a scacciare spiriti e demoni spaventati dai forti e improvvisi colpi. Fatto sta che il giorno dopo, a giudicare dal numero degli incidenti, sembrerebbe il contrario. In Basilicata quest’anno le cose sono migliorate sotto questo aspetto. Ciò è dovuto, si spera, ad una accresciuta responsabilità dei cittadini, ma anche, più probabilmente, ad una diminuzione delle risorse destinate a questo tipo di festeggiamento. In realtà, anche a colpo d’occhio, almeno nel capoluogo, è apparso evidente il calo dell’utilizzo dei botti di capodanno. Le fontane di fuoco dai balconi sono sembrate più diradate e anche la durata del frastuono dei botti è apparsa diminuita. Insomma lì dove appelli, consigli e deterrenti sono risultati poco incisivi, la scure della crisi economica è sembrata affondare con più efficacia. Questa si che è stata una botta! Dire però che non tutti i mali vengono per nuocere sarebbe, in questo caso, una fallace consolazione.