Sulla vicenda della chiusura dell’ospedale di Chiaromonte con trasferimento delle attività sanitarie al nosocomio di Lagonegro, si registrano diversi interventi. Iniziamo dalla voce del “Movimento popolare 3 Valli”, costituito per la tutela dell’ospedale San Giovanni di Chiaromonte che, in una nota, ha espresso il proprio disappunto.
Il nostro è un territorio particolare, montano, dislocato in tanti piccoli paesini con una popolazione totale di circa 31.000 abitanti, prevalentemente anziani e con reddito basso. L’unico ospedale della zona è quello ubicato nel nostro paese e adesso vogliono chiudere i reparti e impoverire il pronto soccorso. Secondo i nostri politici l’azione che stanno per compiere è di “riqualificazione” del presidio che, in parole povere, vuol dire ridurre la struttura ad un semplice ambulatorio. La cosa interessante è che sono stati spesi un sacco di soldi per costruire questa struttura, l’unica della zona ad essere a norma ma, per chissà quale strana ragione, è anche quella che sarà principalmente penalizzata. In pratica, se un cittadino di questo territorio ha un’urgenza, per essere soccorso da una struttura ospedaliera deve fare un viaggio di oltre 50 chilometri, di strade pessime e di un tratto di autostrada Salerno-Reggio Calabria. Per legge bisognerebbe raggiungere un pronto soccorso entro trenta minuti dalla chiamata. Invece, “i politici”, questo problema intendono risolverlo utilizzando il 118 che, fra l’altro, non ha nemmeno ambulanze medicalizzate. E, quest’estate, una signora è stata costretta a partorire in ambulanza, all’interno di un’area di servizio, senza medico, perché troppo distante dall’ospedale da raggiungere. Il reparto di ginecologia è stato chiuso da un anno e mezzo. Dicono che non ci sono i numeri perché questa struttura rimanga su, in realtà è un piano politico adottato già da tempo, cercando di dirottare tutte le persone su Lagonegro (ospedale vecchio, fatiscente e non a norma) e togliendo tutte le risorse a
Il Movimento popolare e un gruppo di tecnici hanno presentato al presidente della Regione Basilicata e a quello dell’Asp una proposta sostenibile, basata su una delibera precedentemente approvata. Purtroppo non è stata neanche presa in considerazione e la nostra gente, ora, si dispera perché questo territorio rimarrà sempre più isolato e sempre più povero.