…A meta’ Novembre

“Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti.”

Italo Calvino, Le città invisibili

 

Seduta a bruciacchiarmi le gambe accanto al fuoco ascoltavo mia nonna e le sue favole di storie vere. Le ho chiesto del vino, se già si poteva assaggiare..e lei con la calma propria di chi non ha più impegni di vita da rispettare, ha fatto un lento calcolo mentale per giungere alla conclusione: in effetti le botti si possono aprire per saggiare quel succo di tanta fatica… “Perché siamo giusto all’estate di San Martino.”

SanMartino…è come se un flash m’avesse colpito … e di colpo fossi tornata bambina…“la nebbia agli irti colli, il maestrale, l’aspro odor dei vini…” poesia, storiella del mantello e disegnino di Martino sul suo cavallo; e così tutti gli anni, al rintocco dell’ultima campanella pretendevo di uscire da scuola senza cappotto perché… era “l’estate di san martino” e quindi le temperature di sicuro erano miti!

In un mondo dove il tempo è scandito da feste sacre e pagane, l’undici novembre è la ricorrenza di un santo che per pietà cristiana ha scelto di condividere, cedendo metà del suo mantello, le difficoltà dovute al freddo di un pover’uomo (perché dividendo un mantello a metà non si sarebbe certamente riscaldato nè l’uno, nè l’altro) e così oggi, chi ha la fortuna di potersi aggirare fra le calliveneziane come turista o come residente può distinguere nelle vetrine delle pasticcerie dei vivacissimi dolcini di pasta frolla, dal colore gustoso, decorati con pasta di zucchero e praline, caramelle o cioccolatini. La forma è sempre quella del cavallo, San Martino e il suo mantello. Così come nel Veneto, l’undici novembre è un giorno di festa in quasi tutta Italia ed Europa.

Nella nostra penisola da Palermo a Trieste queste serate si trascorrono tra amici, vicino ad un caminetto a gustare il vino novello e a sgranocchiare castagne, nocciole e allegri dolcetti.

San Martino porta con sè molte tradizioni ed è un momento ricco di simbologia: è l’estate di San Martino che dura tre giorni e un pochettino che indicherà come sarà l’inverno, la fiamma della candela che indica in base a come e quando si piega la stessa cosa, nelle campagne del nord questo giorno indicava la fine dei contratti agricoli annuali e il pagamento delle tasse e dell’affitto, oggi riporta simbolicamente l’inizio del nuovo anno agrario e di lavoro nelle vigne.

Il piatto nordico caratteristico della festa di San Martino è l’oca, che in questo periodo è al momento giusto per essere mangiata. La leggenda racconta che fossero stati proprio gli schiamazzi delle oche a far scoprire il nascondiglio di Martino che si era rifugiato in un convento per sfuggire all’investitura vescovile impostagli dal papa; da qui il sacrificio dell’oca che per l’occasione compare sulle tavole d’oltre Po. L’oca può essere ripiena di mele e prugne, arrostita o lardellata. Un famoso chef la consiglia semplicemente ripiena con sedano carote e cucinata in forno con vino…è davvero un piatto ricco l’oca, dalla carne saporita e molto molto appetitosa!

Ma con l’acquolina in bocca perché quest’oca va provata…come non possiamo scorgere nella mente l’immagine vista in qualche film delle famiglie statunitensi che il quarto giovedì di novembre mangiano quell’enorme tacchino tutti riuniti in splendide tavole! Se poco ci incoraggiano le patate dolci e quella purea, non c’è che dire, sfido chiunque a non aver pensato di voler assaggiare quel maestoso tacchino!

Unica festa americana, o una delle poche, che si avvicina al nostro modo di festeggiare con la riunione delle famiglie intorno ad un grande tavolo e con un pranzo lungo ed abbondante, per ricercare le origini del ThanksgivingDay bisogna tornare indietro fino ai tempi dei Pilgrim Fathers. Nel 1620 una nave inglese con un centinaio di profughi religiosi a bordo, attraversò l’Atlantico per stabilirsi nel Nuovo Mondo. Si trattava di un gruppo di separatisti che aveva cominciato a mettere in discussione alcuni punti del credo della Chiesa Anglicana e voleva scindersi da essa. Queste persone, che la storia ricorda come Padri Pellegrini, si stabilirono nei pressi dell’attuale stato del Massachussets, dove approdarono il 16 dicembre 1620. Il primo inverno fu piuttosto duro per loro: erano arrivati troppo tardi per coltivare molte colture, e senza del cibo fresco metà della colonia morì di fame o per malattie. La leggenda narra che la primavera seguente i nativi del luogo, forse indiani Irochesi, insegnarono loro come cacciare, pescare, coltivare mais, cibo a loro sconosciuto, e tante altre colture adatte a quella terra ignota. Nell’autunno del 1621 i pellegrini ebbero generosi raccolti di mais, orzo, fagioli e zucche. Inoltre avevano imparato, sempre dagli indiani, come cucinare mirtilli e diversi tipi di verdure. A questo punto i coloni avevano molto per cui ringraziare, per cui organizzarono una festa e invitarono ad unirsi a loro gli indigeni, i quali portarono cervi da arrostire e tacchini. Negli anni seguenti questi primi coloni continuarono a celebrare il raccolto autunnale con una festa del ringraziamento…e con il tacchino ripieno in mille modi e tanti tanti contorni!!!

A est ripieno di preziosissime ostriche, a sud con la focaccia di gran turco, il tacchino viene insaporito in mille modi diversi e a seconda dei prodotti offerti dalle diversissime regioni statunitensi. Una ricetta da poter facilmente introdurre nel nostro ricettario è uno stuzzicante tacchinoripienodicastagneepaneraffermo. Sono tutti ingredienti da noi facilmente reperibili. Bisognafarammorbidireinuntegamecontenenteunanocediburro(oancheilnostroitalianissimoolioextraverginedoliva)idadinidipaneraffermoinsiemeaduntritodicipollaelecastagneprecedentementesbollentate.Sfumareiltuttoconunbicchieredivinobiancoespeziateavostropiacimento.Riempiteiltacchinoconquestooriginaleripienoemetteteinfornopercircatreore,bagnandolocostantementeconvinobiancoeilliquidodicotturaebuonappetito.Se vi fosse ancora spazio nel vostro pancino (non dovrebbe essere un problema visti i nostri banchetti natalizi o nuziali) dovrete sicuramente assaggiare la specialità del dessert del Ringraziamento, la altrettanto famosa tortadizucca.Perprepararlaviserviranno:200grdifarina00daimpastarecon100grdiburroprecedentementeammorbiditoconuncucchiaio,e4cucchiaidiacquafreddaesalata,lavorarefinchèilcompostosipresenteràcomeunpanettocheverràquindistesoasfogliaconilmatterelloeutilizzatoperrivestireunategliadaldiametrodi24cm.Senonneavetevogliatroveretelapastabrisèeprontaallusocheèmoltosimile.Lasciateriposareinfrigoperunorettacircaperpoiversarcidentrouncomposto,benamalgamato,di5oogr.dizucca(primacottaadadiniinfornoper30minuti)e150grdipanna,250grdizuccheroe2uovaespeziatosecondoivostrigusti,manonfatemaimancare(amioparere)unpizzicodicannellaeunodizenzeroecuocetepercirca60minutia180gradi. Un consiglio: gustatela, dando un tocco di originalità, sorseggiando uno dei nostri squisitissimi vini da dessert: il Reciòto di Valpolicella oppure un Passito di Pantelleria, che dire dell’Autentica del Vulture oppure l’Aleatico dell’Isola d’Elba…il connubio sarà perfetto!