Trattando di una riforma del sistema giustizia si può cominciare col dire che in Italia si contano un numero spropositato di leggi. Si contano complessivamente oltre 20000 leggi, mentre in Germania ad es. ce ne sono soltanto circa 4500. Questo eccesso di norme crea difficoltà laddove è difficile orientarsi su quale comportamento seguire. Se si va a guardare la natura di queste leggi, spesso prevedono regole molto limitative per chi vuole fare o avviare un’impresa.
Ad es. per recuperare un credito commerciale in Italia ci vogliono in media, secondo una stima fatta nel 2008, 1210 giorni. Nei paesi dell’ UE in media ci vogliono 463 giorni. Questo per dare un idea, seppur vaga, di quanto siano lunghi i tempi della giustizia italiana.
Questi lunghi tempi di attesa fanno si che anche quando qualcuno ha palesemente torto in partenza preferisca farsi citare in giudizio confidando nel fatto che i tempi per arrivare ad una sentenza sono talmente lunghi da essere magari sufficienti per trovare un escamotage per farla franca.
I tempi lunghi della giustizia accrescono la litigiosità degli italiani. Siamo un Paese molto litigioso, che frequentemente finisce in tribunale perché tempi cosi lunghi incentivano comportamenti illeciti. Coloro che commettono atti illeciti confidano nel fatto che ci verrà molto tempo per arrivare ad una sentenza da parte del tribunale.
Si crea cosi un circolo vizioso, dove aumenta la domanda di giustizia che finisce per ingolfare i tribunali stessi. Sul lato dell’offerta poi ci sono delle considerazioni da fare. Il numero dei magistrati non è distribuito in modo efficiente sul territorio. C’è un eccesso di magistrati in tribunali nei quali il numero dei casi è ridotto, mentre scarseggiano nei tribunali dove il numero delle cause pendenti è elevato.
Un’economia di mercato si basa essenzialmente sui contratti tra gli operatori economici, e quando i tempi della Giustizia sono particolarmente lunghi, e si deve aspettare tantissimo per capire chi ha torto e chi ragione, si crea un incertezza sul modo di comportarsi di fronte alla controparte.
L’inefficienza della Giustizia infatti influisce sul comportamento dei finanziatori. Pensiamo alle banche: è chiaro che in un Paese nel quale per recuperare un credito, o un mutuo finito male, ci vogliono molti anni, le banche finiscono per attuare comportamenti molto prudenti, al contrario delle banche dei Paesi nei quali la giustizia è più rapida. Questo comporta costi maggiori del credito e dei mutui, più alti rispetto ai costi degli altri Paesi.
Questa inefficienza della Giustizia incentiva comportamenti illegali, anche sul lavoro. Si assumono lavoratori in nero sapendo che, anche se si viene scoperti, passeranno molti anni prima di essere puniti. Nelle compravendite si crea un rischio frequente di essere truffati perché si sa che tanto la Giustizia è molto lenta.
Inoltre, punto spesso poco sottolineato, si riducono le opportunità di scambi via Internet. Il nostro Paese ha un livello di commercio elettronico molto più basso di altri Paesi avanzati perchè se qualcuno viene truffato in Internet dovrà aspettare tantissimo tempo per arrivare ad una decisione risarcitoria.
Sarebbe conveniente quindi adottare una strategia di razionalizzazione dei tribunali, accorpando tribunali di dimensione troppo ridotta, concentrando le risorse in tribunali dove il carico di lavoro è più significativo, ridistribuendo magistrati sul territorio in maniera più efficiente. Inoltre bisognerebbe aumentare gli organici della magistratura e immaginare una specializzazione dei tribunali. Ad esempio, sui temi dell’economia è auspicabile che si creino dei tribunali ad hoc con dei magistrati specializzati sui temi dell’economia e che siano in grado di giungere con maggiore rapidità a quelle decisioni che stanno a cuore agli operatori economici.
Altro elemento importante è l’adozione generale di tecnologie telematiche. E’ ora che tutti i nostri tribunali entrino nel 21° secolo, utilizzando il computer, internet e i processi telematici. Anche questo è un modo per accelerare i tempi della Giustizia.
Che cosa ha fatto nel frattempo il governo Berlusconi? Il Governo ha lavorato ad una proposta di riforma della Giustizia e della magistratura che principalmente prevede di sottoporre i pubblici ministeri al controllo del governo stesso. Anche in questo caso non c’è nulla che faccia riferimento all’efficienza della giustizia, ma si intende solo sottoporre i pubblici ministeri ad un maggior controllo dell’esecutivo per proteggere quei politici corrotti che sono oggetto di processi da parte della magistratura.