Cosa comporta l’amore di un pazzo? Robert è un folle, psicopatico Antonio Banderas, malato d’amore per Vera, una delicata ed espressiva Elena Anaya, la sua creatura, vittima terrorizzata e inorridita da una relazione che la costringe ad accettare una natura che non le appartiene, in cui le identità si confondono con le maschere, i segreti si mescolano con la realtà. Grazie a queste forti, inattese, “diverse” e a volte anche torbide emozioni, il nuovo film di Pedro Almodovar, La pelle che abito, si tinge di scuro e diventa un horror grottesco dai toni sentimentali che, nonostante non raccolga un consenso unanime tra il pubblico e la critica, resta sicuramente la pellicola più attesa e seguita di questo weekend, insieme all’imperdibile Carnage di Polanski, ancora in programmazione nelle (migliori) sale.
Un perfetto blockbuster è invece L’Alba del Pianete delle scimmie, di Rupert Wyatt, uno sci-fi di genere che insieme al realismo degli effetti speciali curati al dettaglio racconta una storia di riscatto, ricostruendo perfettamente quel sentimento di egoismo universale che appartiene tanto alle vittime quanto ai carnefici, facendone parti in lotta per la conquista di un potere indiscusso e assoluto nonché male del mondo e che diventa, a sua volta, spunto per un’altra nuova pellicola italiana in uscita questo fine settimana, Mozzarella Stories. In realtà, il potere di cui si parla in quest’opera di Edoardo De Angelis non racconta di scontri planetari, bensì di bande rivali coinvolte in una vera e propria guerra tra mafie: la malavita italiana, storica e radicata, e quella cinese, giovane eppure incalzante. Il film è infatti la storia di Ciccio DOP, interpretato da Gianpaolo Fabrizio, produttore incontrastato di formaggio e di mozzarella di bufala nella zona del casertano che “contribuisce” al suo successo mediante loschi affari, sparizioni, tangenti, pizzo, finché un nuovo e altrettanto disonesto concorrente orientale non invade il suo mercato. Mozzarella Stories diventa così un vero e proprio pulp caseario costruito come un puzzle in cui ogni pezzo è un tassello essenziale, fatto di vicende collegate tra loro per soldi, per affari, per amore; un’opera che il regista costruisce come una commedia nera con l’intento di denunciare divertendo, ma in modo originale e quasi ai limiti del surreale tanto che non lascia strada a mezze misure: si ama o si detesta, come una mozzarella di bufala.
Le vicende più casalinghe di una mamma sommersa da impegni familiari e professionali sono invece i temi di Ma come fa a far tutto?, commedia americana di Douglas McGrath con protagonista una (immancabilmente) sexy e newyorkese Sarah Jessica Parker. Questa volta, però, “Carrie” si chiama Kate Reddy e rinuncia ai panni della single per scelta, e per caso, per affrontare i problemi della vita familiare: una realtà fatta di figli da educare, di spesa da fare, di lavoro da gestire, di bollette da pagare e, non sia dimenticato, di tempo libero da ritagliare. Il film, tratto dall’omonimo best seller di Allison Pearson e sceneggiato da Aline Brosh McKenna (Il diavolo veste Prada), è infatti divertente e realistico ma si discosta dall’impegno di descrivere problematiche sociali per mostrare invece quelle piccole cose di cui è fatta la quotidianità. Il trattato sociologico si perde così nelle dinamiche della commedia di genere a lieto fine che non manca di far sorridere e che, più che uno spunto di riflessione, diventa una piacevole scusa per rilassarsi, magari proprio dopo un’intensa giornata trascorsa tra famiglia e lavoro.