Lido di Venezia, 8 Settembre. La kermesse italiana si avvia verso la fine e cominciano le premiazioni tra le varie sezioni del concorso. Oggi è stata la volta del Premio Controcampo Italiano assegnato, meritatamente per alcuni e prevedibilmente per altri, al film Scialla! opera prima di Francesco Bruni, già sceneggiatore per Paolo Virzì, e con protagonista uno straordinario Fabrizio Bentivoglio affiancato da una brava Barbora Bobulova.
Tra le altre programmazioni “live from Venice“, una piacevole e imperdibile sorpresa italiana è L’ultimo terrestre di Gian Alfonso Pacinotti, in arte Gipi, fumettista e illustratore che esordisce alla regia con una pellicola tratta da una graphic novel di Giacomo Monti, Nessuno mi farà del male. Non lasciatevi però ingannare dal titolo; il film non è di genere fantascientifico ma di argomento politico e sociale poiché l’invasione aliena è solo il pretesto per scandagliare le ipotesi di un cambiamento morale dell’intera umanità. Un ottimo modo, insomma, per riprendersi dal “raffreddore comenciniano” degli ultimi giorni!
Ma se l’Italia mostra la sua leggerezza e il suo impegno sociale, è affidato a un grande ritorno in laguna il compito di far sogghignare il pubblico. Si tratta di “Mister“ William Friedkin, regista di uno dei film che, indiscutibilmente, hanno segnato la storia del cinema: L’Esorcista. Il suo film presentato oggi in concorso, Killer Joe, si caratterizza per l’umorismo folgorante che lo stesso Friedkin non perde neanche in conferenza stampa quando alla domanda: “Chi le piace attualmente, quali regista ammira?” lui risponde “Darren Aronofsky!”. E ride Friedkin, ride alla grande… poiché si da il caso che Aronofsky sia il Presidente della Giuria del Festival di questa 68ma edizione! Anche il cast è di innegabile bravura e ironia; tra tutti spiccano Matthew McConaughey, che sveste i panni del “belloccio” che lo hanno reso famoso al grande pubblico e alle fans (chissà come la prenderanno!) per indossare quelli di un killer folle ma garbato, e Emile Hirsch, più noto come il protagonista di Into the Wild. Tutti elementi che contribuiscono a fare di questa pellicola un’opera riuscita, equilibrata e disincantata che attinge all’ironia della storia, quella di un redneck che propone al padre (Thomas Haden Church) di uccidere la propria madre e di lui ex-moglie per intascare i soldi dell’assicurazione, all’amara simpatia di una vera e propria galleria di personaggi, per fare del film un affresco dell’America di oggi in cui il seme male è latente nel nucleo familiare.
Oltre alle risate a denti stretti con Friedkin, Venezia propone anche un’esperienza quasi metafisica con il Faust di Aleksandr Sokurov, indiscusso protagonista della giornata con questa interpretazione russa del mito germanico che sposta l’attenzione sugli aspetti corporei della lotta fra il dottore e il tentatore. Il regista russo plasma così un personaggio in cui convivono desideri, passioni, e curiosità quali parti essenziali della controversa natura umana e che, in alcuni, sfociano in una sorta di Ulissismo proteso alla scoperta e alla conquista, tanto che l’intera pellicola è strutturata come se il protagonista stesse affrontando un lungo viaggio verso l’oltre. Il Faust chiude così la tetralogia del potere iniziata con il Moloch (Hitler), il Taurus (Lenin) e Il Sole (Hiroito) e mescola le ispirazioni letteraria del Goethe, rese attraverso riferimenti iconici all’espressionismo tedesco del Caligari e del Faust stesso di Muranu, a una regia impeccabile. Ma parlare di questo viaggio non equivale a viaggiare e, poiché l’insegnamento Prustiano ricorda che “il vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre ma avere nuovi occhi”, vi invito ad avere gli occhi puntati sullo schermo per ammirare una delle opere più interessanti di questa edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
A domani!