Le nozze di Sofia Coppola con Thomas Mars hanno fatto davvero tanto rumor: prima, durante e dopo la cerimonia. Sarà stato per i lampacioni (le cipolline selvatiche lucane), servite nel bel mezzo di un menu rustico; oppure per il cerimoniale sobrio, ma curato in ogni dettaglio da papà Francis Ford e dalla stessa promessa sposa. Sta di fatto che ci piace immaginare il frenetico via vai dei commensali, impegnati strenuamente a gestire gli effetti di una digestione convulsa. Esattamente come in una sequenza accelerata di una pellicola, anche in questa piccola “grande abbuffata”, c’è un pizzico di grottesco. Eppure, di finzione cinematografica c’è stato molto poco in questo banchetto nuziale. Non sono mancate, infatti, le lacrimucce, non si sa bene se dovute alla commozione delle foto ricordo oppure all’effetto delle infide cipolline lucane.
Insomma, “metti una sera a cena”, a villa Margherita di Bernalda, con due registi: uno dietro le quinte ed un altro sul set. Si dà, poi, il caso che uno dei due, non se ne stia comodamente in poltrona, ma che, invece, reciti anche a soggetto, come attrice protagonista. Accanto al contorno di cipolla silvestre c’è anche qualche vip, tanto per gradire, con uno stuolo di giornalisti e paparazzi a fare il corteo, a debita distanza. E pensare che, le prove generali di questo colossal in salsa rosa, erano già state filmate nei vari sequel de “Il Padrino” di coppoliana memoria. Una tentazione italo-americana già descritta, vissuta e interpretata dalla stessa Sofia, nella saga dei Corleone. Come dire: c’è tanta America ma anche tanta lucanità e pure un tocco di bernaldese a connotare queste nozze, ad un tempo, glamour e spaghetti.