E’ l’estate dei veleni e dei bidoni memorabili. Quasi a farsi beffa del “memorandum” che, a sua volta, riceve sberleffi dallo “smemorandum” della Ola. Insomma, l’ambiente lucano è più che desto e vigila sul proprio territorio, oltre le sterili manifestazioni di piazza. Evidentemente la soglia della sopportazione è ampiamente superata. Il governatore della Basilicata Vito De Filippo fa il pompiere in Val d’Agri, tentando di spegnere le polemiche della popolazione preoccupata per l’inquinamento delle acque intorpidite dagli effetti nocivi dell’oro nero. La promessa del “presidentissimo” è di aumentare i controlli e di garantire i presidi sanitari per evitare o ridurre i rischi alla salute dei cittadini. Il dato reale è che il petrolio, dati alla mano e anche alla tasca, costa molto caro alla gens lucana. E ciò anche a fronte dell’ultimo smacco di una sospensiva del Tar alla concessione della card benzina ai patentati lucani, su ricorso della regione Veneto. La diplomazia interna alla coalizione governativa nazionale pare sia già al lavoro per sanare l’ennesima diatriba nord-sud, tra componenti della maggioranza. Navigando in acque agitate, a bordo del barcone Italia, si lambisce la sponda lucana. Incollati all’oblò di sotto coperta ci si imbatte in contenitori fatiscenti e bidoni colossali, gente in coda agli uffici postali con un carico di burocrazia e di miseria, presagio di ben altre file, incombenti, per un tozzo di pane. E, allora, non c’è bonus. Poco malus: i lucani, vantano una sopportazione secolare. Nel corso delle scorribande dei vari dominatori (un tempo sovrani e signori, oggi potenti e politici) il lucano ha imparato anche a soffocare i facili entusiasmi e ad attendere che a “lavare” tutto sia, inesorabilmente, un’abbondante e limpida acqua piovana.