TERAPIA DEL SORRISO, AD AVIGLIANO UN CORSO PER DIVENTARE “CLOWN DI CORSIA”

Si parte il 17 gennaio. L’assessora Fabiola Tortorelli: «Un’occasione di crescita umana e personale»

Regalare emozioni colorite e sorrisi sinceri a chi soffre nelle stanze ospedaliere e non solo: è questo l’obiettivo primario della clownterapia. Conosciuta anche come terapia del sorriso, negli ultimi anni ha trovato ampia diffusione nel nostro Paese. All’interno di nosocomi, cliniche, case di riposo e centri di accoglienza, il clown di corsia assicura ai pazienti di ogni età momenti di svago e serenità per distoglierli dalle loro sofferenze. Anche la Regione Basilicata si impegna quotidianamente nella valorizzazione di questo fondamentale supporto terapeutico alle cure tradizionali. A partire dal prossimo 17 gennaio, e nei giorni a seguire (18-19-25-26), ad Avigliano (Pz) verrà avviato il primo corso di formazione per diventare clown di corsia o, meglio, “messaggeri del buon umore” specializzati nell’arte del sorriso.

«Non un semplice corso di formazione, ma un’occasione di crescita umana e personale», fa sapere Fabiola Tortorelli, assessora alle Politiche sociali, Sanità, Politiche di genere e Politiche giovanili, che aggiunge: «Le finalità del corso sono acquisire strategie e competenze per promuovere il benessere e il pensiero positivo attraverso gli strumenti della clownterapia. Al termine del corso, anche le case di riposo e il Centro residenziale riabilitativo del Dipartimento della Salute mentale ASP presenti ad Avigliano avranno l’opportunità di poter coinvolgere il nascente gruppo di clown di corsia».

«Il corso -conclude Tortorelli- si rende necessario in quanto praticare la clownterapia in qualunque ambito richiede conoscenze artistiche di base, oltre a una predisposizione naturale. Si alterneranno momenti di teoria a momenti pratici e di tirocinio presso i reparti dell’Ospedale San Carlo di Potenza, alcune RSA e Universo Salute – Opera Don Uva di Potenza. È richiesto un contributo di partecipazione e aver raggiunto la maggiore età. Questo corso rappresenta un’opportunità unica per apprendere le tecniche e le competenze necessarie per portare gioia e sollievo nei contesti ospedalieri e sociali».

CHI È IL CLOWN DI CORSIA O “MESSAGGERO DEL BUON UMORE”

Con il suo inconfondibile naso rosso, un camice monocolore agghindato da toppe arcobaleno, un paio di occhiali giganti e un tesserino di riconoscimento, il clown di corsia o “messaggero del buon umore” somministra un antipiretico alternativo ai degenti, vale a dire un sorriso. Questa figura non trascura i familiari dei pazienti, molto spesso sottoposti a una forte condizione di stress fisico ed emotivo, che finiscono col sentirsi meno soli in quei momenti in cui risulta facile abbandonarsi allo sconforto.

Indossare quel camice, dunque, equivale a una vera e propria missione che si traduce in un processo di umanizzazione della cura. Il clown-terapeuta, infatti, entra in punta di piedi nella vita del malato cercando di alleviare, anche se per poco, quello strato visibile di malessere e disagio. Il clown di corsia è pronto anche a ricevere un rifiuto da parte dell’ammalato in questione. Delle volte, infatti, la relazione di intimità che si innesta tra il paziente e la fonte di sofferenza necessita di maggiore discrezione e comprensione da parte di chiunque. A ogni modo, i clown di corsia possono essere svolti sia da professionisti sanitari che da volontari, purché vengano formati correttamente e acquisiscano quanto necessario al fine di rendere un’esperienza traumatica meno dolorosa. Ciò implica un elevato grado di attenzione nei confronti della persona nella sua totalità, senza tralasciarne i bisogni organici, psicologici e relazionali.

I clown di corsia non portano nulla in scena, ma restituiscono un barlume di speranza attraverso il contatto umano. Prima o dopo una chemioterapia, prima o dopo un intervento importante e in qualsiasi altro contesto sociale difficile, il buon umore, il sollievo e il conforto possono tornare a solleticare e alleggerire le menti e i cuori dei sofferenti. D’altronde, anche il medico statunitense e padre della clownterapia Patch Adams ha sempre saputo che “una risata può avere lo stesso effetto di un antidolorifico: entrambi agiscono sul sistema nervoso anestetizzandolo e convincendo il paziente che il dolore non ci sia”.

Miriam Galgano