La consigliera di Parità, Ivana Pipponzi: «Ogni donna può e deve essere aiutata»
Ottavia De Luise, Elisa Claps, Carolina D’Araio, Vita Maria Farina Padula, Valentina Stella, Grazia Giovale, Anna Rosa Fontana, Antonietta Ciancio, Angela Ferrara, Maryna Novozhilova, Rosetta Romano: sono questi i nomi delle donne lucane che, dal 1975 a oggi, sono state vittime di violenza. Attualmente, tutti noi abbiamo una chiara percezione dell’efferatezza umana che minaccia la nostra società. La violenza non conosce né ostacoli né confini: essa è diventata ancora più subdola e diffusa rispetto agli anni trascorsi. A completare questo quadro funesto ci pensano i mass-media: stupri, uccisioni e vessazioni di ogni tipo, sia di natura fisica che psicologica, sono all’ordine del giorno nei palinsesti televisivi. Ed è così che ci troviamo di fronte a una molteplicità di storie che vedono tristemente protagoniste donne seviziate, perseguitate, strangolate per mano di carnefici che non accettano magari la fine di una relazione, che maltrattano la moglie di fronte ai figlioletti prima di scusarsi come se non fosse successo nulla, che abusano sessualmente di minorenni.
Stando agli ultimi dati forniti dal Ministero dell’Interno e riportati su ANSA: “Tra il 1° gennaio e il 20 ottobre 2024 sono stati registrati 89 femminicidi. Tra le vittime, 77 sono state uccise in ambito familiare o affettivo: di queste, 48 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex partner. I dati segnalano un calo del numero delle vittime che da 100 scende a 89 (-11%). Anche i delitti commessi in ambito familiare e affettivo fanno rilevare un decremento con una diminuzione del numero delle vittime che da 82 scende a 77 (-6%). In flessione, rispetto allo stesso periodo del 2023, anche il numero dei femminicidi commessi dal partner o ex partner, che da 53 passa a 48 (-9%)”. Nonostante dal Viminale arrivino dati leggermente in calo, l’orrore del femminicidio pare non arrestarsi ancora. Ecco perché, stimolare la memoria collettiva, anche attraverso l’istituzione internazionale di una Giornata apposita per far luce sul fenomeno, è sicuramente un tassello essenziale per valorizzare le responsabilità che ciascuno di noi ha nel processo di sensibilizzazione e mobilitazione, affinché nessuna donna possa essere mai più citata nelle cronache nere dell’ennesimo caso di femminicidio.
E SE OGNI GIORNO FOSSE IL 25 NOVEMBRE?
Ogni anno, il 25 novembre, si celebra la Giornata Internazionale contro la violenza sulle Donne. La data è stata istituita nel 1999 dall’ONU in ricordo di Patria, Minerva e Maria Teresa, le sorelle Mirabal deportate, violentate e assassinate brutalmente il 25 novembre del 1960 per mano dei sicari del dittatore Trujillo, nella Repubblica Domenicana.
All’epoca, le tre sorelle si stavano dirigendo a far visita ai loro mariti in carcere prima di essere fermate dagli agenti del Servizio di informazione militare. Portate, poi, in un luogo nascosto nelle vicinanze furono massacrate a colpi di bastone e strangolate. I corpi furono gettati in un dirupo, a bordo della loro auto, per simulare probabilmente un incidente. Le sorelle Mirabal avevano tentato di opporsi al regime imposto dal dittatore che non voleva riconoscere alle donne l’occupazione di uno spazio pubblico e politico.
Il coraggio delle sorelle Mirabal accomuna tante donne che, là fuori, riescono ancora a riconoscersi come tali nonostante le continue torture fisiche e umiliazioni psicologiche subite dai loro aguzzini, tanto da sostituire la paura con una buona dose di coraggio che si concretizza nell’atto della denuncia. Non tutte, però, ci riescono: “la sindrome della crocerossina” proiettata al salvataggio dell’aggressore impedisce, molto spesso, di distinguere chi è realmente in pericolo, in questo caso la vittima, da chi invece cerca di aggravare quella condizione di pericolo, vale a dire il carnefice.
Di fronte all’incapacità giustificata di denunciare il proprio aguzzino, non bisogna dimenticare il diritto di disobbedire perché in gioco c’è la vita. Dire, a gran voce, “No” permette di riconoscere i propri bisogni che non devono corrispondere necessariamente a quelli del proprio partner. Soffrire in silenzio di fronte a un “Che esagerata! Era solo uno schiaffo”, “Sei una fallita, non vali nulla”, “Non azzardarti a uscire di casa vestita così”, “Sai che controllo il tuo telefono per proteggerti, io ti amo!” non è più da considerarsi un’azione funzionale per timore di mettere a repentaglio chiunque circondi la donna vittima di violenza. Chiedere aiuto, invece, resta la prima azione da mettere in atto per uscire, passo dopo passo, dal tunnel disonesto fatto di soprusi per mano di uomini sopraffattori. La donna vittima non può più essere un soggetto passivo che soggiace alle umiliazioni e si addossa le colpe per il malfunzionamento di un rapporto; la donna vittima agisce per non restare confinata in quell’angolo buio dell’anonimato e per dare manforte a tutte quelle donne che si ritrovano ad affrontare una situazione simile.
E allora, se il 25 novembre fosse celebrato ogni giorno? Se ognuno di noi imparasse da ciò che è successo ieri per far in modo che non accada mai più oggi, sarebbe di grande aiuto a tutte le donne che quotidianamente, e non solo una volta all’anno, inizierebbero a sentirsi maggiormente ascoltate, comprese e tutelate. Inoltre, secondo l’ultima rilevazione Istat, nell’anno in corso le richieste di aiuto al 1522, il numero antiviolenza e stalking, sono aumentate dell’83,5%, grazie anche alla rete e ai mezzi di comunicazione che hanno sensibilizzato il pubblico, soprattutto dopo vari casi di cronaca. Nel dettaglio, le chiamate sono passate da 2.331 nel primo trimestre del 2023 a 17.880 nello stesso periodo di quest’anno. Tuttavia, l’indagine rivela anche l’incapacità delle nuove generazioni di riconoscere le forme di violenza: il 16% dei ragazzi e delle ragazze ritiene accettabile che un uomo controlli il cellulare o i social del partner; quasi il 4% giustifica uno schiaffo se la ragazza ha flirtato con un altro; circa il 5% considera normale che in una coppia ci sia uno schiaffo ogni tanto.
IL 25 NOVEMBRE IN BASILICATA
Sono diverse le iniziative promosse in Regione in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. A tal proposito, la consigliera regionale di Parità della Basilicata, Ivana Pipponzi, ha illustrato gli eventi patrocinati dal suo Ufficio che si terranno sul territorio lucano per celebrare il 25 novembre.
«Ogni evento – ha dichiarato Pipponzi – è un tassello per sensibilizzare le coscienze e far crescere la consapevolezza della portata della violenza contro le donne, che si esprime in molti modi e colpisce donne di ogni età. Violenza sono i comportamenti discriminatori in ogni ambito sociale, violenza è la sopraffazione psicologica e fisica in tanti contesti, da quello familiare all’ambiente di lavoro, fino al caso più estremo del femminicidio».
Alcune iniziative si sono già svolte nelle settimane addietro: basti pensare all’evento del 4 ottobre intitolato “Protagonismo maschile nella lotta contro la violenza di genere”, promosso dall’Inps, e del 17 novembre dal titolo “Amore senza lividi” con Flavia Trainer. Lo scorso 20 novembre, poi, l’Ordine degli Psicologi ha organizzato “Strategie di prevenzione e gestione della violenza contro le operatrici e gli operatori sanitari: l’approccio multidisciplinare per la gestione del rischio nel processo di cura”; il 22 novembre il Circolo Culturale Femminile Palazzo San Gervasio “Tutta un’altra musica da Lucrezia al Codice rosso”; il 23 novembre la Pro Loco di Banzi “L’ultimo grido…vite spezzate dalla violenza”; il 24 novembre la Pro Loco di Filiano “Profumo di vita – evento di presentazione dell’omonimo libro”. Il 25 novembre, invece, il Comune di Avigliano promuove “Parlami d’amore”; il Comune di Brienza “L’amore non prevede abusi”; il Comune di Atella “Voce al Silenzio”; il Centro Sociale Beato Egidio da Laurenzana “Installazione della targa con il numero di telefono 1522, antiviolenza e antistalking”; l’Ande “Violenza domestica e violenza assistita”; l’Associazione FareAmbiente di Pietragalla “Fiaccolata per ricordare la giornata contro la violenza sulle donne”; infine, “Rosmy ha detto basta stop! Flash mob e spettacolo NO CONTACT”. Il 29 novembre, ancora, ci sarà l’incontro dal titolo “Dalla denuncia alla prevenzione: la vera sfida contro la violenza di genere” con la partecipazione della consigliera regionale di Parità dell’Emilia-Romagna, Sonia Alvisi.
«Certamente – ha concluso la consigliera regionale di Parità – gli organizzatori daranno notizie dettagliate su luogo, orario e programma. Invito tutti a partecipare. Ogni donna può e deve essere aiutata a uscire dalla subalternità e dalla solitudine. Abbiamo costruito gli strumenti, facciamo in modo che le donne vittime di abusi siano messe nella condizione di vivere una vita serena, senza paura».
Miriam Galgano