L’anno è il 1944, il contesto è quello terribile della Seconda Guerra Mondiale. Eppure è allora che prende forma un innovativo progetto destinato a rivoluzionare nel profondo la società italiana, pronta ad aprirsi a possibilità fino ad allora negate. L’ingresso delle donne alla vita civile e politica nasce dalla consapevolezza, acquisita dalle donne, di essere in grado di gestire anche le attività “maschili”, con dovuto rigore e serietà, come dimostrato in momenti bui come questo, ed anni addietro, quando un’analoga situazione fece “uscire di casa” le donne, chiamate a svolgere i lavori che gli uomini al fronte avevano dovuto lasciare. Il CIF – Centro Italiano Femminile – venne ideato, dunque, al tramonto del Secondo Conflitto Mondiale, a Roma su iniziativa dell’Istituto Cattolico di Attività Sociale, un corpus di 26 associazioni femminili unite con l’intento di preparare le donne ad una responsabile partecipazione politica. Della genesi e della crescita di questa positiva realtà ha parlato Maria Teresa Morelli, docente di Storia delle Istituzioni Politiche all’Università degli Studi Link-Roma, in un incontro dal titolo “L’impegno dei CIF per la partecipazione della donna alla vita democratica italiana”, tenuto il 24 maggio 2023 a Potenza, presso la Galleria Civica di Palazzo Loffredo. L’evento, ospitato dall’Unicef – Basilicata e dalla Galleria Arteé, è stato organizzato dal CIF Comunale di Potenza, e vi hanno preso parte la stessa presidente Brigida Desimio, Mario Guarente sindaco di Potenza, Stefania D’Ottavio Assessora alla Cultura e al Turismo dello stesso Comune, Ivana Enrica Pipponzi Consigliera Regionale di Parità della Basilicata.
L’analisi sul CIF, che ha riscosso interesse del pubblico intervenuto con proprie considerazioni, è partita da quando tutto ebbe inizio. Dalla sua fondazione alla presenza di personalità autorevoli quali mons. Giovanni Battista Montini, sostituto della Segreteria di Stato e futuro papa Paolo VI; Maria Rimoldi, presidente delle donne cattoliche; Maria Federici rappresentante del settore femminile delle ACLI e prima Presidente del CIF, dal 1944 al 1950.
Da subito l’organismo ottenne il sostegno delle parrocchie e dei circoli ACLI (Associazioni cristiani lavoratori italiani) sulla realizzazione dei propositi, politici e sociali, stabiliti. Il CIF, infatti, aveva ben chiari i suoi obiettivi. Voleva una società nuova che garantisse la partecipazione femminile alla vita politica e sociale, il diritto di voto per tutte, la presenza delle donne nei livelli più alti delle istituzioni. Erano traguardi altamente innovativi a cui si doveva arrivare promuovendo anche corsi di formazione professionale, per offrire alle donne le necessarie competenze. Erano consapevoli che la principale chiave di accesso alla parità professionale risiedeva nell’istruzione. Per questo era importante per il CIF insistere sulla missione educativa che desse vita ad una società garante, da questo momento in poi, di pari diritti a tutte le cittadine e cittadini.
E difatti, una delle prime azioni promosse dall’Associazionismo femminile fu l’istituzione, nell’ottobre del 1944, del “Comitato pro voto”, con cui il CIF promosse una vasta campagna di informazione e formazione contro l’astensionismo. Tali intenti ottennero il beneplacito anche di papa Pio XII che si schierò, ufficialmente, a favore della partecipazione della donna alla vita politica.
Il Centro Italiano Femminile venne formalizzato nell’ottobre del 1945.
Il primo banco prova del suffragio universale fu la campagna finalizzata alle elezioni amministrative del 1946, e poi a quelle politiche del 2 giugno, quest’ultime indette per il Referendum tra Monarchia e Repubblica, e per scegliere i membri dell’Assemblea Costituente. La campagna elettorale si tradusse in una tenace opera di pedagogia politica, anche per insegnare la tecnica del voto.
Maria Federici fu una delle 21 donne elette all’Assemblea Costituente, fece parte della Commissione dei 75 preposta ad elaborare il progetto della Costituzione repubblicana. Il suo operato fu significativo per il disegno della futura società a favore delle donne. Evidenziò il problema della mancanza di asili, auspicando la creazione di sale di allattamento e di asili all’interno delle fabbriche. Intervenne affinché lo Stato assicurasse anche alle famiglie rette solo da una donna (aumentate in conseguenza della guerra) gli stessi diritti e le stesse garanzie giuridiche che spettavano alle famiglie regolari. Anche nel dibattito sull’articolo 48 del progetto di Costituzione, oggi art. 51 del testo definitivo, fu molto rilevante l’intervento di Maria Federici sull’accesso delle donne ai pubblici uffici e, in particolare, alla magistratura.
Nel 1947 il CIF prestò molta attenzione ai lavori dell’Assemblea Costituente. Organizzò corsi di formazione e conferenze per sensibilizzare l’opinione pubblica ed illustrare gli articoli della Carta Costituzionale. Significativa fu la sua presenza ai lavori del Concilio Vaticano II, iniziato nel 1962, dove vennero ammesse 23 donne, alle quali fu chiesto di dare un contributo di studio alle Commissioni. Tra le laiche c’era Esmeralda (Alda) Miceli, Presidente del CIF nel 1963.
Nei suoi primi anni di vita il Centro Italiano Femminile realizzò una forma di Welfare per costruire una “rete dei servizi” in sostituzione dello Stato, e poi a integrazione dell’intervento pubblico, come nel caso della realizzazione delle colonie per bambini, di scuole e dopo-scuola, di centri di assistenza, di ascolto, di accoglienza per immigrati e antiviolenza. Quindi strutture per portatori di handicap, circoli ricreativi, cineforum, consultori familiari.
Il CIF nel tempo acquistò una certa autorevolezza diventando interlocutore tra le componenti della società e lo Stato. Fu presente, fin dalla loro costituzione, negli organismi di parità allo scopo di incidere sulle decisioni dell’Esecutivo riguardo la realizzazione di una piena politica di pari opportunità. Inoltre, venne chiamato ad esprimere pareri e proposte su leggi importanti come la legge 164/90 che istituì la “Commissione nazionale di Parità” presso la Presidenza del Consiglio; la legge 125/91 per l’attuazione di azioni positive finalizzate alla parità uomo-donna nel lavoro; la legge 215/92 per l’imprenditoria femminile.
Nel 2002 il Centro Italiano Femminile venne incluso, dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca Scientifica, nell’elenco dei soggetti accreditati per lo svolgimento di attività di formazione dirette a insegnanti ed educatori. Nel 2004 fu riconosciuto tra le Associazioni di promozione sociale.