Un nemico invisibile ha cambiato le nostre vite, è stato silente, veloce, astuto.
Ha avuto bisogno dei corpi per propagarsi distruggendo i più deboli e colpendo alle spalle i più forti. Il suo nome e la sua immagine dilagano ovunque impossessandosi di discorsi e pensieri.
Ha attraversato luoghi e vite distanti geograficamente ma uniti nella strenua lotta contro ciò che non è tangibile ma assedia gli uomini costringendoli all’isolamento – nella migliore delle ipotesi – e a percepire l’incombenza della sofferenza e il preludio della fine. Davanti all’umanità in ginocchio, preferisco rivolgere l’attenzione verso tutto quello che è visibile. Ci sono, infatti, schiere di eroi che attraversano le corsie degli ospedali. Sono uomini e donne che non temono di scontrarsi con l’esercito nemico e non esitano a indossare un camice in disuso.
Medici in pensione hanno ripreso l’attività anche a costo di mettere a repentaglio la propria vita. Questi eroi sono scesi in campo con un grande bagaglio di esperienza sulle spalle e combattono con la stessa passione delle prime file, sostenendo fisicamente e moralmente i pazienti. Sui loro volti i segni della fatica non nascondono la vitalità dello sguardo e l’accenno di un sorriso. Neppure una mascherina riesce a celare la potenza del sacrificio. Tutto questo è visibile, come il coraggio di tanti giovani medici che hanno risposto prontamente a un bando che in normali circostanze non sarebbe stato mai emanato. È servita un’emergenza di tale portata per riportare al centro dell’attenzione l’importanza degli investimenti nella sanità pubblica.
I giovani medici sono entrati in guerra dopo il giuramento di Ippocrate, e noi vinceremo grazie a loro e grazie agli infaticabili ricercatori che lavorano senza sosta per trovare un rimedio a una pandemia nell’area circoscritta di un laboratorio.
Tutto ciò che vediamo serva da monito per il futuro affinchè tante eccellenze nel settore della medicina e della ricerca non siano costrette a emigrare per avere un riconoscimento del proprio operato.
Ai “soldati” del settore sanitario si sono unite le forze dell’ordine, i volontari del terzo settore e il mondo delle imprese, della moda, dello spettacolo e della banche che all’unisono hanno reagito alla spinta distruttrice dell’invisibile. Loro, invece, sono stati visti e sentiti e non li dimenticheremo. Dallo stravolgimento totale della cosiddetta “società liquida” è emersa una rigenerata filantropia. Tale consapevolezza sarà lo strumento che ci consentirà di ristabilire un nuovo ordine dopo il caos.
Sarà un ordine all’interno del quale alle parole e alle azioni quotidiane sarà restituita la giusta rilevanza. “Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore” dice Pericle agli Ateniesi.
Il valore della resilienza, tuttavia, impone una riflessione più ampia che investe l’intera esistenza. Adesso però abbiamo bisogno di silenzio per avvicinarci a tutti quelli che hanno combattuto questa guerra ma sono stati sconfitti dal nemico invisibile. Continueranno a vivere nei ricordi di chi non ha avuto neppure la possibilità di rivolgergli l’ultimo saluto. Non saranno mai più soli!