La Basilicata gongola felice. Sotto l’ombrellone della Giunta Regionale partono i Pisus. Nella settimana scorsa, infatti, la firma dell’accordo per i Piani Integrati di Sviluppo Urbano Sostenibile ha sbloccato i fondi relativi, per oltre 70 milioni di euro. Si tratta di uno degli atti amministrativi più importanti degli ultimi anni per l’esecutivo regionale e per il futuro dei due capoluoghi lucani.
Quello che ora attende i sindaci di Potenza e di Matera è una politica rispettosa della finalità a cui s’ispirano i Pisus, evitando di scivolare in territorialismi di stampo campanilistico. L’accordo contiene il seme della crescita e dello sviluppo, da perseguire integrando servizi innovativi. Insomma c’è la possibilità concreta di proiettare, ulteriormente, l’opera lucana verso l’eccellenza meridionale e nazionale.
E’, dunque, una svolta epocale, anche perché in un momento di crisi e di grandi tagli generalizzati, i fondi dei Pisus, finanziati mediante l’Asse V (sistemi urbani) del Programma Operativo Fesr Basilicata 2007-2013, costituiscono un tesoretto in grado di muovere l’economia.
Questa la ripartizione dei 73,9 milioni di euro, del finanziamento dei Pisus (Piani integrati di sviluppo urbano), nell’ambito del Po-Fesr 2007-2013, destinato dalla Regione Basilicata a Potenza e Matera, per progetti di mobilita’, turismo e servizi, in grado di ”consolidare il ruolo delle due citta’ e valorizzare pienamente le vocazioni urbane dei due capoluoghi”. A Potenza andranno circa 40,7 milioni, mentre per Matera sono previsti circa 33,2 milioni.
Ora c’è da attendere solo un uso oculato di queste risorse, mirato a far crescere le due città capoluogo, nell’ottica di una maggiore competitività dell’intera regione. Il battesimo dell’accordo, è stato siglato lunedì scorso dal governatore della Basilicata Vito De Filippo e dai sindaci di Potenza, Vito Santarsiero e di Matera, Salvatore Adduce. Se la Basilicata sorride, il resto d’Italia è seriamente in ambasce. Sotto la spinta federalista non c’è da stare allegri, specie dopo la proposta di Formigoni di contenere il numero delle regioni, sino a ridurle a dieci o al massimo dodici; frantumando con essa l’autonomia locale e la stessa identità dello Stato: due fondamentali principi sanciti dalla costituzione repubblicana.
Al presidente De Filippo, suggeriamo di indossare, ancora una volta, la corazza (fuor di metafora: quella vera) e lancia in resta difendere l’autonomia di una regione che, in tempi di magra, continua a far gola a molti.