È ormai diventato un appuntamento ‘storico’. Quello delle Giornate Medievali di Brindisi di Montagna rappresenta infatti ormai in Basilicata un piacevolissimo ‘must’ che rievoca identitarietà e appartenenza, ai luoghi, al territorio. Una rievocazione di una storia andata in scena circa sette secoli fa quando, nel 1268, Guidone De Foresta venne insignito del titolo di Primus Dominus Brindisii de Montanea et Ansiae dal re Carlo I d’Angiò.
Con l’insediamento del ‘primo padrone’ di Brindisi, i feudatari locali fortificarono l’abitato con un castello, lo stesso che – dopo secolari riutilizzi e restauri – fa oggi da sfondo alle Giornate Medievali, diventando il fulcro, per un week end, di un mondo antico, che torna a vivere da più 20 anni, a suon di liuti e ghironde.
Quest’anno, alla sua XXIª edizione, la manifestazione non ha deluso le aspettative: il castello Fittipaldi si è nuovamente concesso ai curiosi e amanti del Medioevo (è stato riaperto l’anno scorso per i turisti).
Le particolari e antiche tecniche ‘persuasive’ del tempo, le torture, sono state esposte in un Museo della Santa Inquisizione creato ad hoc all’interno delle sale del castello. Passeggiando di sala in sala, l’avventore è stato estasiato alla vista della Sala del Trono, dell’Armeria, luoghi in cui ha potuto riecheggiare la vicenda umana e l’epopea mitica di Guidone De Foresta.
Dalle altezze del castello, scendendo fino al borgo, è stato un trionfo di colori e antichi sapori, lavori: dai mercati medievali didattici (dove è stato sperimentare l’arte di bottega), alle folkloristiche rappresentazioni di artisti di strada in corteo con giullari, fachiri, tamburini e cartomanti, il borgo di Brindisi si è immerso realmente nella vita del XIII secolo.
Nelle viuzze e slarghi mozzafiato della medievale Brindisi cavalieri e nobildonne a passeggio, in tono solenne e passo elegante; guerrieri e menestrelli falconieri da una parte, sbandieratori, arcieri e artigiani dall’altra, hanno regalato, nel corso del lungo weekend scorso, gioia e divertimento per tutti i turisti, venuti da ogni parte d’Italia per godere di uno spettacolo che apre uno spiraglio meraviglioso su quella storia che settecentocinquanta anni fa prendeva vita proprio su quello stesso suolo.
Lo spettacolo che da più di vent’anni viene messo in scena grazie agli sforzi e alla tenacia della pro loco brindisina sono l’esempio più chiaro di come una comunità, orgogliosa nel far rivivere le proprie origini, possa essere per se stessa e quelle venture ciò che lo storico Tucidide descriveva con le parole ‘possessso per sempre’.
Perché, sì, bisogna ammetterlo: ogni bambino nato in questi ultimi vent’anni avrà per sempre in dote, in ‘possesso’, il dono della memoria, un tesoro costituito dalla storia, un’eredità costituita dalla sua unica e indissolubile identità.