Il cuore si é fermato, solo per un solo istante, sì, ma paradossalmente infinito.
Nel momento in cui la palla stava varcando la linea di porta, i mesi orribili e tormentati, patiti e vissuti con lo spirito del Bomber mai arrendevole, sono passati velocissimi davanti agli occhi di Jacopo Murano, come un time lapse in super HD.
Poi, il pallone ha gonfiato la rete e il cuore ha ripreso il suo battito: la Ovest, impazzita, ha abbracciato il suo paladino, il fratello, il cugino..l’amico di sempre. Potenza 1, Casertana 0. Game, set, match.
«Puoi immaginare quanto vuoi il momento in cui tornerai a segnare – sorride Jacopo – , ma quando poi accade, ogni immaginazione cede il
il posto alla realtà, alla splendida realtà: con la Casertana, dopo la rete, non sapevo cosa fare, cosa provare. E allora mi sono ‘rifugiato’ ai piedi della curva, dove sapevo che l’onda del tifo avrebbe incontrato e abbracciato lo tsunami emotivo che mi stava sconvolgendo”.
Uno tsunami, per davvero. Le vicissitudini che hanno tenuto lontano Jacopo da quella che lui chiama «la mia casa» – il prato del campo – sono state spazzate d’un colpo…da un colpo di testa, che ha rianimato il cuore di una città, di uno stadio intero. “He’s Back”. Così recitava lo slogan per dare la notizia: il Viviani riaccoglieva dopo 4 anni il suo figlio prediletto. Era febbraio, mese per antonomasia dedicato agli innamorati, ai cuori febbrili d’amore.
«Insomma – chiedo a Jacopo – c’è sempre di mezzo il cuore quando si parla di te. Lo scorso febbraio ti sei ricongiunto alla tua amata città. Ricordi le tue emozioni al momento della firma?»
«Il cuore era matto di gioia – ammette felice il numero 11 rossoblu – all’idea di tornare nella mia città. Quello stesso cuore che mi aveva lasciato lontano dal campo, da ciò che più amo, ora era gonfio di adrenalina e voglia di rientrare in quegli spogliatoi lasciati anni fa; un cuore eccitato all’idea di riannusare quei sapori che la sola vista del Viviani sa offrirti. Potenza – continua Murano – è stata una scelta di cuore, senza alcun dubbio. Da parte mia, certo, ma anche da parte del Presidente Caiata, il quale ha voluto fortemente che io tornassi, a dispetto di tutte le perplessità espresse sul mio conto, sulla mia tenuta atletica soprattutto. Se sono felice? Beh, chi non lo sarebbe quando fa ciò che più ama insieme alle persone che ama in altrettanta misura?»
«È proprio il caso di dire – mi rivolgo a Jacopo – Omnia vincit Amor. Dopo la sbornia emotiva del ritorno, però, come hai vissuto i mesi finali della scorsa stagione, soprattutto dopo qualche acciacco che ti ha tenuto nuovamente ai box?»
«Devo dire che il primo stop (quasi naturale se torni ad allenarti con intensità dopo più di un anno) non mi ha scoraggiato, anzi. Tutto rientrava nell’ordine possiamo dire ‘naturale’ delle cose; molti specialisti mi avevano già anticipato che potesse accadere. Il secondo infortunio, però, in casa contro il Rende, mi ha davvero destabilizzato e intristito. In quel momento – continua emozionato Jacopo – ho rivissuto d’un colpo le antiche e paurose tenebre dell’anno precedente: l’idea di fermarmi e non poter restituire sul campo quella stima e quell’affetto che il presidente, il mister, e la piazza mi avevano concesso incondizionatamente e da subito, mi faceva andare in bestia. Pensare poi di non poter esserci per dare il mio contributo alla squadra durante i play-off…non ne parliamo. Il cuore, tuttavia, ha avuto ancora una volta la meglio. La mia famiglia, infatti, mi è stata vicina in maniera straordinaria, accogliendo ogni mia paura, sopportando tutti i nervosismi, soprattutto quelli – ride di gusto Murano – e così, piano piano, ho riacquistato fiducia e, soprattutto, serenità.
Ora c’è una nuova stagione che inizia e desidero e voglio che sia realmente FullPower!»
Un cuore, quello di Jacopo, matto, da legare, certo..ma a una città, a uno stadio, che non vede l’ora di impazzire nel vedere il numero 11 segnare!