Non era assolutamente scontato, anzi. Del resto, se si seguisse l’adagio “Nemo propheta in patria”, non dovremmo neanche discuterne. Quando si parla di Antonello GIOSA, però, la scontentezza e i luoghi comuni lasciano davvero il tempo che trovano: contro ogni previsione (sempre di coloro i quali non conoscono la vera indole del 14 Rossoblù, eh!), Antonello Giosa, decidendo di tornare – dopo più 18 anni – nella sua Potenza, e di vestire – per la prima volta in carriera – i colori del ‘suo Potenza’, ha letteralmente infuocato un già torrido e afoso Luglio che, con il ritorno del ‘figliol prodigo, è diventato per tutti i tifosi rossoblù un mese da sogno.
“Ho avuto davvero poche titubanze – si confessa l’elegante centrale difensivo – riguardo all’idea di tornare a casa: grazie alle incalzanti telefonate del Presidente Caiata, ho compreso subito che la Società puntava su di me; tutti desideravano che di questo nuovo corso tra i professionisti facessero parte sai l’uomo Antonello che il calciatore Giosa. Io bramavo fortemente una piazza che riuscisse a stimolarmi e a offrirmi nuove sfide che sento ancora di voler affrontare. E così, un po’ a sorpresa, è arrivato il ‘mio Potenza’, nelle vesti del Presidente”.
Quello che a 18 anni era solo un ragazzo con la valigia piena di sogni e speranze di diventare calciatore, è oggi diventato un uomo, restituito alla sua città da cui partì nel 2001, e nella quale, oggi, torna con un bagaglio pieno delle numerose esperienze che, dai campi di Serie A e B, l’hanno consacrato leader indiscusso. Del reparto difensivo, certo, come anche dello spogliatoio.
“La leadership – riprende Antonello – è una dote innata, non la costruisci a tavolino. Io personalmente non mi reputo un leader (e ogni vero leader, si sa, non può parlare che così di se stesso) ma, in tutta la mia carriera, ho sempre pensato che senz’altro si può crescere per diventare un ‘esempio’ per i compagni, quello sì, certamente. L’abnegazione e serietà del lavoro, coniugata a una serena e divertita vita ‘da spogliatoio’, può realmente portarti a essere una ‘voce’ autorevole, soprattutto tra i più giovani”.
E Antonello, come solo un vero leader sa e può fare, ha dato ulteriore saggio delle sue immense capacità, soprattutto morali, negli ultimi mesi: l’infortunio, che lo ha visto patire e restare lontano dai campi da gioco, non ha minimamente fiaccato lo spirito del 14 Rossoblù. Neanche le così dette ‘voci’ – sempre pronte a proliferare quando si tratta di ‘chiacchierare’ – hanno scomposto Antonello: in silenzio, a servizio della squadra, non ha fatto sentire il proprio ‘peso’, non ha mai pensato di usare quella sua ‘voce’ anche solo per ‘rispondere’: la squadra e il gruppo prima di tutto.
“Le chiacchiere le porta via il vento, – risponde sorridendo Giosa – quello che rimane, inoppugnabile e certo, sono i cosiddetti ‘fatti’. Sono della scuola ‘vecchio stampo’ e preferisco sempre far parlare il campo, la professionalità. Le parole, quelle vuote, non le ho mai sentite, non ho mai per un attimo lasciato che mi influenzassero. Quelle che sento – e le sento forti – sono le parole dei tifosi allo stadio, i ‘miei’ tifosi, per i quali scendo in campo i loro sogni, le loro aspettative. Quindi a chi mi chiede ancora ‘Ma chi te l’ha fatta fare di tornare a Potenza?” Io rispondo – proprio ora che è di grande ‘tendenza’ – : perchè, da cend’ ann’ u’ Putenz’ è semb’ nu squadron’!”.
Antonello, un po’ come Il Pelìde, per ‘forza di causa maggiore’ è rimasto in disparte a vedere la battaglia infuriare sul campo. Ora, sempre come Achille, Giosa è tornato nella mischia, per combattere e difendere i PROPRI colori.
Potenza è ancora, di nuovo, Gio(io)sa!