“Quando conservi la passione del bambino e la coltivi con il duro lavoro quotidiano, il resto è in discesa. Il bowling è stata – letteralmente – la mia casa, ora, dopo Honk Kong, la mia casa è ovunque ci sia il bowling”.
Antonino Fiorentino, 22 enne potentino, quest’anno si è confezionato il più bel regalo di Natale possibile: l’oro mondiale di bowling con la nazionale italiana, sconfiggendo in finale la corazzata degli USA lo scorso 4 dicembre. Il racconto di questa storia ‘mondiale’ riserva una sceneggiatura, per quanto classica, pur sempre meravigliosa: da un lato il team Italia, il ‘Davide’ mingherlino su cui nessuno avrebbe mai puntato un centesimo e, dall’altro, il team USA, il gigante ‘Golia’ della pista a cui tutti, invece, davano per scontato l’oro mondiale.
Sono al telefono con Antonino, lontano kilometri in quel di Bologna (dove studia giurisprudenza), eppure l’entusiasmo e il fiero orgoglio inondano lo stesso la cornetta, soprattutto quando gli chiedo di raccontarmi le sensazioni e i sentimenti della finale:
“Nel bowling, a differenza di altri sport, c’è maggiore possibilità che, tra due squadre di caratura differente, durante la partita si livelli quel gap iniziale. È una questione tanto emotiva quanto soprattutto, direi, tecnica: le condizioni di gioco, i compagni di squadra, la pista, sono tutti fattori che possono variare l’esito finale e, quindi, in qualche modo – continua sorridendo – far vedere un ‘Davide’ vincente su un presunto ‘Golia’”.
Nella vita può realmente succedere di tutto, anche che lo sfavorito (per i bookmakers) vinca, in barba al favoritissimo (sempre per gli amici quotisti). Ma attenzione a considerare la vittoria di Antonino e del team Italia ai mondiali come frutto del caso:
“Per quanto il bagliore dell’oro con lo scalino più alto del podio rappresenti un qualcosa di favoloso, inimmaginabile, dietro questo traguardo c’è, tuttavia, un realissimo e faticosissimo percorso, costituito da duro lavoro e tanti sacrifici: torni con la mente a casa, al Flamingo Bowling di Potenza, quando da bambino giocavi non osando nemmeno sognare che un giorno avresti raggiunto questi traguardi; penso alla mia famiglia, che è stata l’artefice del mio smodato amore per il bowling. Penso agli amici che da sempre mi hanno sostenuto e aiutato nel percorso di crescita umana e ‘professionale’: spero di aver ripagato tutto il loro affetto con questa medaglia, rendendoli orgogliosi”.
L’umiltà è spesso l’arma dei vincenti e sembra che anche Antonino voglia iscriversi a pieno titolo in questa categoria, perché, nel parlarci, è chiaro come – anche dopo Honk-Kong – i suoi piedi siano rimasti ben saldi a terra e “Lo sguardo? – chiedo ad Antonino – Verso quali nuove mete punta, verso quali sogni?”
“Il vero sogno è che, un giorno, il bowling possa diventare in Italia un vero e proprio lavoro, come lo è già per i colleghi statunitensi, tutti professionisti. La nostra è infatti una Federazione Sportiva Associata, iscritta al CONI sì, ma non come Federazione Nazionale. Il bowling purtroppo non è ancora uno sport olimpico: è lì che punto lo sguardo, a partecipare – anche singolarmente, perché no -, a giocare le Olimpiadi per la mia nazione. Un salto di qualità che porterebbe, conseguentemente, anche dei benefici culturali incredibili: il bowling acquisirebbe una vetrina mediatica in Italia fin ora sconosciuta, riuscendo magari a far incuriosire tanti giovani, avvicinandoli a questo meraviglioso sport”.
Antonino Fiorentino, da buon aspirante giurista, ha imposto la propria ‘legge’ in quel di Honk-Kong e ora, con lo sguardo concentrato – come in pista – sull’orizzonte, punta a fare ancora strike, avendo nel mirino 5 meravigliosi ‘cerchi’, con 2020 buoni motivi per trovarsi a Tokyo e dire ancora una volta “Arigatou” al bowling, certo, si capisce.