Un libro da leggere tutto d’un fiato. Una storia che parte da una fiaba illustrando una fase personale. Lo scrittore Michele Ungolo, nato a Stigliano nel 1987, ci porta in questo mondo reale e fantasioso allo stesso tempo.
Michele, partiamo dal titolo del libro. A cosa si riferisce?
L’uomo delle fiabe. Ho scelto questo titolo perché ricordo quando da bambino mio padre mi raccontava quelle che per me erano semplici favole, eppure rappresentavano racconti che lo avevano visto protagonista in prima persona.
La storia parla di Francesco Medici, un giovane ragazzo che ha conosciuto l’affetto del padre solo in tenera età, la malattia che colpisce l’uomo (ischemia cerebrale) aiuta entrambi ad avvicinarsi nuovamente e a stringere un rapporto che consolida l’amore padre- figlio.
Qui c’è un rimescolarsi di carte, una scelta che va fuori dagli schemi e le “regole” che conosciamo, infatti, durante la permanenza del padre nel reparto di Rianimazione, Francesco, armato di un diario segreto, inizia a raccontare e narrare alcune favole al padre dormiente, favole di pura fantasia, ma che non si distolgono troppo dalla realtà.
Il tema fondamentale?
Tutta l’opera nasce dalla voglia di parlare con mio padre. Ho voluto sperimentare questa tecnica della scrittura perché con le parole dopo una minima conversazione entrambi ci blocchiamo con gli argomenti. È sempre stato così fra noi due. E poi c’è la malattia, un punto cruciale e terribile che attanaglia gran parte della popolazione italiana. Sul più bello accade sempre qualcosa che non ti aspetti. Allora come si affronta questa pericolosa situazione? Io credo esistano solo due strade: la prima, (che rientra a far parte anche della strategia di Francesco nella prima parte del libro) è quella di chiudersi in sé stessi e sperare che tutto finisca subito e nel miglior modo possibile oppure reagire, assecondare il dolore, farlo entrare a far parte del quotidiano. Se non puoi affrontarlo lo addomestichi. Bisogna farsi forza, più si è e più il dolore viene condiviso.
Ho sempre immaginato questo dolore come un peso indefinito sulla schiena, l’aprirsi e parlare con la famiglia, gli amici, la propria compagna di certo non annulla del tutto questo macigno ma quanto meno riduce gli effetti indesiderati nella propria mente, proprio perché, secondo il mio parere, se alimenti i pensieri in modo negativo, il susseguirsi degli avvenimenti non si manifesteranno mai nel raggiungimento della felicità, al contrario, le cause possono ritorcersi contro e alimentare ancora più dolore in quanto i problemi continueranno a crescere.
Hai presentato il libro nel corso di una manifestazione a Stigliano…
Il libro è stato presentato in occasione dei 4 giorni del progetto AppARTEngo, nello specifico in “appARTEngo street art”, un festival che ha visto il coinvolgimento a Stigliano di alcuni artisti della street art che hanno dipinto diversi murales su alcune facciate spoglie del paese. È stata un’occasione per coinvolgere in un unico grande evento gli artisti a 360°: street art, artisti di strada, pittori, fotografi, autori.
Chi ha commentato e presentato il libro con te?
Il libro l’ho presentato con alcuni amici che hanno sposato la causa fin da subito.
Domenico Lauria, uno straordinario scrittore che non solo ha moderato in occasione della presentazione ma che ha curato anche la prefazione. Il dialogo con lui mi ha spinto a ricostruire la struttura del testo nata in origine in terza persona, trasformata poi in prima.
Il prof. Vito Angelo Colangelo, un ex docente che ha sempre speso le sue energie nella letteratura. Attivo ancora oggi nella commissione del Premio letterario Carlo Levi, nonché fondatore dell’evento con altre personalità presenti ad Aliano. Ci lega una forte e duratura amicizia.
Rosita Stella Brienza, una giornalista lucana che vive a Matera e che, entusiasta dell’evento, mi ha accompagnato in questo giorno.
È stato il tuo primo romanzo?
Questo è il mio secondo romanzo di genere narrativa. Il primo si intitola “Quello che non ti ho mai detto”.
Hai altre presentazioni in corso?
Ho già fissato alcune date nella nostra amata Regione, prevalentemente nella provincia di Matera, mi auguro di riuscire ad affacciarmi anche nel territorio di Potenza.