Gli avvenimenti accaduti nell’ultima settimana di marzo meritano una riflessione: abbiamo avuto l’annuncio del Presidente dell’ENI Claudio Descalzi circa la volontà da parte dell’ENI di fare nuovi investimenti in Basilicata; la vicenda della ITREC di Rotondella, in provincia di Matera, attualmente gestita dalla Sogin, società pubblica per la chiusura del nucleare in Italia, dopo il referendum del 1987; il convegno, a San Nicola di Melfi, sul rinnovo del contratto dei metalmeccanici, insieme ai vertici di Federmeccanica. Tutte tematiche di grande interesse per la nostra comunità lucana, sulle quali è doveroso fare alcune considerazioni. Parto dalla questione Petrolio che ha avuto grande eco sulla stampa nazionale e locale, ponendo il difficile interrogativo se sia possibile o meno fare a meno di questa risorsa.
La crescita delle economie, si è finora basata principalmente sullo sfruttamento dei combustibili fossili, prima carbone, poi petrolio e gas naturale. La presenza di questi ingenti giacimenti ha creato molte aspettative e, inizialmente, sono stati accolti con entusiasmo dalle popolazioni per le ricadute occupazionali e per lo sviluppo di queste aree ad economia prevalentemente agraria. Oggi, esiste in Val D’agri il giacimento su terraferma più grande d’Europa di estrazione degli idrocarburi e la Regione Basilicata ricava ingenti finanziamenti dalle royalties. Finanziamenti che consentono di sostenere molte attività, tra le quali la sanità e l’università. Possiamo, francamente, fare a meno di queste risorse? Penso di no. Il periodo di chiusura del COVA (Centro Oli Val D’agri ) , per le inchieste giudiziarie, ha creato seri problemi al bilancio regionale e alla fornitura di molti servizi alla collettività. Ha senso mettere in discussione, continuamente, la presenza del Cova con la scusa di un ineluttabile inquinamento dell’ambiente e delle malattie che potrebbe provocare? Alcune aspettative sono state sicuramente deluse, ma ciò non significa che lanciare continui allarmi sull’inquinamento ambientale non sia altrettanto scorretto. Dobbiamo confidare nei controlli e nel monitoraggio che effettuano gli esperti. Nessuno intende sottovalutare né i rischi, né la pericolosità dell’impianto; la tecnologia e il continuo controllo devono aiutarci a superare la eventuale ipotesi di un disastro ambientale, d’altro canto la presenza del Cova non può essere messa in discussione. Le risorse rivenienti dal petrolio sono indispensabili, la crescita della nostra regione è legato a questa risorsa, quindi, affrontiamo con senso di realtà i problemi che giornalmente si presentano senza pregiudizio politico e ideologico. Come cittadino e come esponente di Confindustria, devo, francamente, ragionare in una prospettiva che tenga conto dell’esigenze delle popolazioni ad avere aria e acqua non inquinata ma, nel contempo, non trascurare i problemi occupazionali e le mancate occasioni per i nostri ragazzi, costretti sempre più ad emigrare per trovare un lavoro. La Confindustria di Basilicata alla fiera di Ravenna ha registrato la presenza del Presidente dell’ENI, Claudio Descalzi, in una sua dichiarazione, sulle prospettive di sviluppo del COVA in Basilicata, ha dichiarato la volontà dell’Eni di un imponente massa di investimenti futuri, proponendo una moratoria sul conflitto in atto per la presenza dell’impianto. Per quanto mi è parso di capire, l’Eni ha tutta la volontà di investire in Basilicata con le dovute garanzie di sicurezza ambientale. Dopo le dichiarazioni di Claudio Descalzi ho assistito, con un certo stupore, alla levata di scudi di molti autorevoli esponenti del mondo politico e sociale: non si vuole prendere atto della presenza del petrolio . L’altra domanda è: come intendiamo fare a meno delle risorse proveniente dal Petrolio? Certo ritornare ai bei tempi andati, in cui l’economia era basata sull’agricoltura, del mondo bucolico contadino dei nostri nonni è pura follia. Teniamo bene in conto il costo, in termini sociali ed economici, a non accettare gli investimenti dell’Eni. Tuttavia, non mi si fraintenda, dico che dobbiamo contestualmente avere le caratterizzazioni, irrobustire i controlli e l’esame epidemiologico delle popolazioni e poi proseguire nel potenziamento del COVA.
Il nostro dovere primario è la salvaguardia della salute delle persone, ma non possiamo mettere in discussione una risorsa così importante, come il petrolio e il gas naturale. Pertanto nel breve e medio periodo, la maggior parte dell’energia necessaria all’uomo sarà probabilmente ancora fornita dalle fonti fossili tradizionali. E’ necessario, comunque, che l’uomo impari a utilizzare in modo ancora più efficiente l’energia prodotta dai combustibili fossili (riducendo gli sprechi e aumentando il rendimento energetico dei diversi processi produttivi), ricerchi e applichi tecnologie che consentono di ridurre le emissioni in aria di inquinanti provocate dalla loro combustione.
Anche le compagnie petrolifere devono impegnarsi con attività mirate alla riduzione dell’impatto ambientale della loro attività. I loro investimenti economici devono essere finalizzati a rendere la ricerca e la produzione di petrolio sempre più compatibili. Prima di iniziare qualsiasi operazione, gli studi d’impatto ambientale devono individuare gli strumenti di attenuazione dell’impatto sugli ecosistemi del territorio interessato. Nella fase di produzione, tutti i rifiuti (solidi e liquidi) generati dal pozzo, vanno trattati e resi inerti (cioè non in grado di contaminare) prima di essere smaltiti in apposite discariche. Nella fase di trasporto gli oleodotti devono essere dotati di sistemi di sicurezza sempre più efficienti.
Uno dei nodi più problematici delle infrastrutture stradali della Basilicata è la mancata manutenzione. Per raggiungere l’autostrada l’unica strada è il raccordo Potenza-Sicignano, interessata dal rifacimento dei viadotti che sovrastano Vietri di Potenza. La sua chiusura, con le deviazione provvisorie, ha creato serie difficoltà alla popolazione e agli automobilisti per l’aumento dei tempi di percorrenza. L’altro aspetto paradossale è la programmazione di nuove infrastrutture stradali, lasciando al loro destino quelle esistenti con il risultato che bisogna intervenire prioritariamente per rendere sicure l’attuale patrimonio viario.
Si è tenuto a marzo un incontro promosso dalla Sogin con le associazioni di categoria per illustrare i loro programmi. A Rotondella, in provincia di Matera, dove alla TRISAIA, un centro di ricerca, costruito nel periodo 1965-1970, e stoccaggio di combustibile irraggiato di uranio-torio, provenienti dal reattore nucleare di ELK RIVER nel Minnesota, con un l’accordo con l’agenzia atomica Statunitense. L’obiettivo era di studiare il ritrattamento rifabbricazione del ciclo dell’uranio. Il ridimensionamento è avvenuto nel 1987 a causa del referendum sul nucleare. Le attività sono state interrotte e dall’ora l’unica attività è stato garantire la sicurezza dello stoccaggio e l’ambiente. Nel 2003 la Sogin, società pubblica che gestisce l’impianto, ha assunto la gestione con il compito di riportare i livelli di radiazione a condizione di green field, però sappiamo bene he questa condizione sarà difficile da realizzare per la particolarità del materiale e la inesistenza di impianti industriali capaci di ritrattare questi prodotti. Molti sono stati gli allarmi per un eventuale contaminazione da radioattività, però, c’è da dire , ad oggi, le soluzioni adottate dalla Sogin hanno dato la necessaria sicurezza alle popolazioni con un articolata rete di monitoraggio per le radiazioni e salvaguardando l’ambienta. I dati del monitoraggio sono riferiti all’aria, terreno, delle acque di falda e di mare, nonché del pesce e dei prodotti agroalimentari, potremmo dire un atteggiamento di rispetto per le popolazione e per l’ambiente. La regione dal canto suo ha fatto la sua parte istituendo il tavolo della trasparenza nel 2004, tavolo dove istituzioni, enti locali, associazioni ambientaliste e popolazioni interessate alla dismissione dell’impianto, hanno un osservatorio privilegiato sulle dinamiche ambientali e sulle politiche adottate dalla Sogin.
Il convegno tenuto a S. Nicola di Melfi, sul rinnovo del contratto dei metalmeccanici, ha suscitato un grande interesse per la partecipazione de vertici di Federmeccanica e delle organizzazioni sindacali, la scelta di Melfi, ovviamente, non è casuale. La quantità di aziende metalmeccaniche dell’indotto FIAT sono direttamente interessate a questo rinnovo contrattuale avvenuto a novembre 2016. Il dato interessante, contenuto nel contratto, è il cambio di prospettiva e approccio alle relazioni industriali, finora, determinate dalla concertazione delle parti con una divisione plastica dei ruoli degli attori sociali. La nuova dinamica si è estrinsecata nella ricerca di una forma nuova di partecipazione dei lavoratori, ergo dei sindacati, nei programmi e nelle scelte aziendali. Una nuova alleanza mondo produttivo- lavoro. La capacità di competizione delle imprese passa attraverso la formazione, quale elemento imprescindibile del successo aziendale, nel fornire gli strumenti per poter puntare sulla qualificazione e sulle competenze, un nuovo approccio culturale dato da partecipazione e coraggio di investire in innovazione. Il rinnovo del contratto arriva al termine di una crisi che ha avuto un impatto sul mondo produttivo paragonabile a quello di una guerra e ci siamo chiesti cosa fare e come farlo. Il coraggio di questo contratto è stato quello di abbracciare il rinnovamento. Garanzie minime retributive ancorate all’inflazione reale e consuntivata, Welfare e formazione. Questo ha determinato la strada italiana alla partecipazione dei lavoratori alla gestione aziendale, condividendo il percorso di crescita e dare nuovo smalto alle imprese. L’impatto che, avrà in Basilicata, sarà verificato nel tempo per la grande presenza per l’indotto Fiat. Il coraggio della Federmeccanica apre, per prossimo futuro, un nuovo modo di fare relazioni industriali, si abbandono il binomio delle rivendicazione con la pace sindacale e si assume la responsabilità collettiva del successo del sito produttivo. Un cambio culturale epocale nelle relazioni aziendali che speriamo possiamo mutuare, anche, in altri settori. Se l’entusiasmo che abbiamo registrato, dai vertici di Federmeccanica, si traduce in sicurezza del lavoro e in investimenti e occupazione si è aperta una nuova strada ai rapporti impresa-lavoratori.
Parlare dei riti della settimana santa, che ci accingiamo a vivere, è indispensabile per un giornale che ha la vocazione di far conoscere la Basilicata nelle sue più importanti manifestazioni. Le nostre comunità per la Santa Pasqua organizzano le rappresentazioni della passioni di Cristo con una grande spiritualità e coinvolgimento collettivo, in un misto di paganesimo e religiosità antica. L’antropologia ci ha sempre spiegato che, le processioni delle settimana santa, erano il modo migliore per spiegare la vita e la passione di Cristo. Nel empo le popolazioni ne hanno fatto un vero e proprio palcoscenico capace coinvolgere , anche, i più gnostici alle religioni. Molti sono i comuni che stanno preparando la via Crucis con una devozione religiosa, carica di commozione e spiritualità . Intere comunità organizzano e partecipano alle processioni, lo fanno con intensità e rispetto degli eventi biblici . A tutti questi deve andare il nostro ringraziamento, per la capacità di coinvolgere l’intera popolazione nella morte e resurrezione del nostro salvatore. Il mio augurio di buona pasqua che, insieme ai tanti temi terreni , nella cristianità troviamo il senso del benessere comune.
Vito Arcasensa