La questione dell’energia è vitale per lo sviluppo economico e sociale di qualsiasi paese del mondo. Infatti, per uno Stato, poter disporre di quantità elevate di energia a prezzi convenienti è un incentivo decisivo per sviluppare la produzione industriale, diffondere e far funzionare una rete elettrica adeguata e quindi promuovere il benessere economico con conseguente miglioramento della qualità della vita dei cittadini.
Innanzitutto occorre dire che nel volgere di pochi decenni lo scenario economico internazionale è notevolmente cambiato. Molte nazioni, un tempo arretrate, stanno diventando protagoniste dell’economia mondiale sperimentando una crescita economica incredibile.
È il caso, per esempio, della Cina e dell’India, paesi le cui economie sono cresciute enormemente e continuano a crescere negli ultimi tempi a ritmi vertiginosi. Per poter raggiungere in qualche decennio un tenore di vita simile a quello occidentale, cinesi e indiani necessitano di molta energia per far funzionare ad es. l’illuminazione domestica, ma anche televisori, computer, lavatrici, frigoriferi e automobili, tutte comodità cui mai noi rinunceremmo. Volgendo la nostra attenzione all’energia impiegata in economia si nota facilmente che essa è rappresentata nel mondo in massima parte ancora da fonti fossili: ovvero petrolio, carbone e gas naturale. C’è poi l’energia nucleare che si produce a partire dalla fissione del nucleo di atomi di uranio o di altri elementi instabili. Infine esistono le cosiddette “fonti rinnovabili”: l’energia solare, l’idroelettrica, l’eolica, la geotermica. Vi è anche chi propone, quale papabile energia del futuro, l’utilizzo universale dell’idrogeno e le prime applicazioni in tal senso sono più che incoraggianti. Si tratterebbe infatti di un’energia sicura, rinnovabile e non inquinante.
Nell’attuale congiuntura, dominata dall’aumento mondiale della domanda di energia, legato a tutta la serie di fattori citati in precedenza, non dimenticando che quasi sicuramente ancora per decenni le fonti fossili (petrolio, carbone e gas) continueranno ad essere le principali fornitrici di energia, si pone tuttavia con urgenza il tema di un ripensamento in chiave ecologica della politica energetica. Questo discorso vale in primo luogo per l’Italia, completamente dipendente sotto l’aspetto energetico dai Paesi stranieri e dove il dibattito sull’energia, come del resto in altri ambiti, è dominato da pregiudizi ideologici e scarsa concretezza. Certamente il ricorso all’energia nucleare è pieno di rischi e problemi: senz’altro bene hanno fatto gli italiani a bocciarne l’uso nel referendum degli scorsi 12 e 13 giugno. In primo luogo c’è il rischio bellico, infatti la produzione di energia nucleare a scopi civili può trasformarsi assai speditamente, per scopi militari, in fabbricazione di ordigni letali, ma non bisogna dimenticare i rischi connessi con una cattiva costruzione o con un cattivo funzionamento dell’impianto produttore di energia nucleare. Inoltre esiste il problema dello stoccaggio dei rifiuti radioattivi, che conservano la loro radioattività (pericolosa per la nostra salute) per periodi di tempo prolungati. Inoltre, per la costruzione di una centrale nucleare occorrono una decina d’anni e per produrre una quantità apprezzabile di energia è necessario costruire decine di centrali. In alternativa si sta diffondendo anche in Italia, appoggiato da movimenti e partiti ecologisti, l’utilizzo delle fonti rinnovabili di energia, cui bisogna affidare molte speranze. Opportunamente finanziati e incentivati anche nella piccola provincia potentina, si sta propagando l’impiego dei pannelli fotovoltaici che catturano l’energia solare. Si tratta di un’energia pulita e rinnovabile, ancora costosa, ma con grandi prospettive per il futuro.