Un consistente numero di studi scientifici attesta che l’attività umana è causa di sempre più preoccupanti cambiamenti climatici: il pianeta Terra si sta riscaldando e l’aumento delle temperature potrebbe causare nei prossimi decenni eventi catastrofici, inoltre l’inquinamento crescente dell’atmosfera, con il conseguente effetto serra, pone in modo scottante il problema della salute di moltissime persone: aumenta infatti l’incidenza negativa di alcune patologie polmonari e gli anziani e coloro che soffrono di malattie croniche gravi vedono ingiustamente compromesse la loro aspettativa e qualità di vita. La stragrande maggioranza degli esperti individua più specificamente negli effetti dell’attuale produzione economica, basata sul petrolio e ad alta emissione di CO2, la causa prima dei disastri ecologici perpetrati negli ultimi decenni auspicando, dunque, un drastico mutamento di scelte politiche per correggere quanto più celermente possibile l’attuale stato di cose. Nonostante tutto questo sembra che la strada verso una completa riconversione energetica sia assai accidentata, determinando cosi molti ritardi e, cosa ancor più preoccupante, sviamenti. Ma la questione del cambiamento climatico non può tollerare ulteriori dilazioni, è necessaria una”quarta rivoluzione industriale” che ponga alla base dei processi produttivi le energie rinnovabili e le ragioni dell’ecologia. Al contrario, la globalizzazione economica sembra stare uniformando il mondo nei modelli negativi, spingendo ad adoperare, per vincere la dura competizione economica sui mercati globali, la perniciosa ideologia dello sfruttamento sconsiderato delle risorse naturali. E’ inquietante dover constatare come il Prodotto Interno Lordo sembra contare ormai più della reale qualità della vita delle persone, ancora, il perseguimento del profitto economico di una ristretta minoranza sta impoverendo sempre più larghi strati della popolazione mondiale, e come se ciò non bastasse, progressivamente, con le varie forme di precariato, si sta mortificando la dignità del lavoro e dei lavoratori. Che fare intanto nella vita quotidiana per promuovere la buona politica dell’ecologia? In primis bisogna uscire dall’egoismo e dal narcisismo dominanti e cominciare a pensare con senso di responsabilità e maturità al benessere delle generazioni future che hanno diritto ad abitare un mondo integro e pulito dal punto di vista delle risorse naturali. Più che sull’industria manifatturiera, la nostra può diventare un’economia basata sui servizi, sui beni immateriali, sul capitale artistico ed intellettuale, sulle nuove tecnologie, insomma, sull’alto valore aggiunto.
Sarebbe importante, al fine di porre rimedio al soffocante traffico delle nostre città, diffondere ancora di più l’uso di Internet ed intensificarne l’uso nella vita quotidiana per contattare uffici, sbrigare impegni. Peraltro come notava giustamente lo scrittore Daniel Goleman: “L’ecologia non è un movimento o un’ideologia, è il nostro prossimo gradino evolutivo. Perché l’uomo è un animale con una nicchia ecologica particolare da salvaguardare: l’intero pianeta Terra.”