Il legame di Leonardo Sinisgalli con la sua Basilicata è stato al centro della presentazione di due nuovi volumi della Fondazione Leonardo Sinisgalli, proposti a Montemurro nel corso degli ultimi due appuntamenti del “Furor Sinisgalli – L’avventura delle due culture”, che quest’anno chiude la sua quinta edizione.
Il 26 novembre l’incontro dal titolo “Sinisgalli à rebours: memoria e maturità” è stato l’occasione per presentare il secondo Quaderno della Fondazione Leonardo Sinisgalli, Conversazioni sinisgalliane (FLS, Villa d’Agri 2016), che raccoglie interviste, dialoghi e testimonianze di e sul poeta delle due Muse. Un percorso a ritroso – come hanno ricordato Marino Faggella, docente e saggista, e Biagio Russo, direttore della Fondazione Sinisgalli e curatore del volume – in cui Sinisgalli, giunto all’età della maturità, si guarda indietro per riallacciare le fila della sua memoria, facendo riaffiorare i dolci e nostalgici ricordi della sua terra, nutrice di tutta la sua poesia, con un approccio molto diretto ed emotivo, senza alcun velo né paura di sentimentalismi o eccessi d’ira. All’incontro, moderato dal giornalista Rocco Brancati, sono intervenuti per i saluti istituzionali, anche il Presidente della Fondazione Sinisgalli, Mario Di Sanzo, il Sindaco di Montemurro Senatro di Leo, il Presidente del Parco dell’Appennino Lucano, Domenico Totaro. Gli intermezzi musicali sono stati curati dai Barabash con Daniela Ippolito e Manuel Zito all’arpa, Leonardo Laurita alle percussioni e Rocco Lobosco all’organetto.
Il 28 novembre è stato invece presentato il volume La Basilicata di Leonardo Sinisgalli nella «C iviltà delle macchine» a cura di Biagio Russo e Gianni Lacorazza (Osanna Edizioni, Venosa 2016, pp. 522), un’antologia di articoli dedicati alla Basilicata, pubblicati tra il 1953 il 1958 sulla rivista aziendale della Finmeccanica, fondata da Leonardo Sinisgalli e da lui diretta in quegli anni.
Su questa rivista di visibilità internazionale, in cui la cultura dei letterati si intreccia alle macchine dell’industria – ha spiegato Biagio Russo – Sinisgalli sceglie di dare voce al suo Sud, dando spazio a giovanissimi scrittori, poeti e artisti, che diventeranno i grandi nomi della cultura del Novecento, sia lucana che nazionale: Michele Parrella, Paolo Appella, Giuseppe Luraghi, Paolo Portoghesi, Amedeo Serra, Mario La Cava, Francesco Nitti, Mario Trufelli, Ernesto Stolfi, Vito Riviello, Antonello Leone. Ospitando sulle pagine di «Civiltà delle macchine» numerosissimi interventi sulla Basilicata e sulla Matera degli anni ‘50, Sinisgalli raccoglie idealmente l’invito rivoltogli da Rocco Scotellaro, scomparso proprio nel 1953, a guidare la classe dei giovani intellettuali lucani, disorientati da un contesto svantaggiato ma al contempo animati da un forte desiderio di riscatto e di novità. Sinisgalli lo fa, dando loro uno spazio di discussione di ampio respiro, riscoprendo al contempo la propria militanza. Emblematica in tal senso è la scelta di inserire nella rubrica “Semaforo” della rivista, una poesia di Michele Parrella che è quasi una marsigliese: “Ora mettiamoci le ali”, un invito alla lotta e all’azione.
Proprio negli slanci e nelle trasformazioni avviate in quegli anni, dalla legge sullo sfollamento dei Sassi all’esperimento La Martella, ha avuto origine quello che oggi possiamo vedere a Matera. La vittoria del titolo di Capitale Europea della Cultura 2019 è infatti il frutto di una visione avveniristica che pian piano si è sedimentata, cambiando la storia del popolo lucano, a partire dal suo modo di vedersi e raccontarsi – ha evidenziato Gianni Lacorazza. Siamo infatti passati da “Matera vergogna nazionale” e dall’immagine stigmatizzata dal “Cristo si è fermato ad Eboli” ad una Basilicata che oggi viene premiata come regione con la migliore reputazione online. Nella civiltà delle nuove macchine c’è quindi una nuova regione, la “Basinisgallia”, animata da quel furor sinsigalliano che la spinge all’azione.
Le forze per affrontare le opportunità scaturite da Matera 2019 – ha sottolineato Paolo Verri, Direttore della Fondazione Matera-Basilicata 2019 -, non vanno perciò ricercate all’esterno, come un “deus ex machina”, ma sono già dentro la nostra regione, a cominciare dalla forza della collettività, ereditata dal mondo contadino. Attraverso una prospettiva di lunga durata, bisogna mettersi a lavorare lungo tre direttrici principali: educazione avanzata, immigrazione attiva, innovazione digitale e tecnologica. Dobbiamo però toglierci di dosso la malinconia scaturita dal ritratto leviano di questa terra, assumendo invece un atteggiamento di ottimismo e coraggio, fiducia e curiosità, nella consapevolezza della bellezza del nostro territorio, vero e proprio “giardino segreto”, aperti a quella contaminazione fra saperi, esperienze e forme espressive, indicata dal nostro conterraneo Leonardo Sinisgalli. Tutto questo si riassume nello slogan “Open future” con cui Matera ha vinto il titolo di Capitale Europea della Cultura 2019, mentre “Radici e percorsi”, uno dei temi del programma culturale, è proprio l’invito sinisgalliano a intraprendere nuovi percorsi, avendo ben salde le proprie radici. L’eredità di Matera 2019 sarà quella di riuscire a creare delle condizioni che possano stimolare, in Italia, in Europa e nel mondo, la voglia di venire a lavorare e vivere in Basilicata.
Alla presentazione del volume, coordinata dalla giornalista Eva Bonitatibus, sono intervenuti, dopo i saluti del Presidente della Fondazione Sinisgalli, Mario Di Sanzo, anche il Sindaco di Montemurro, Senatro Di Leo, Francesco Addolorato in rappresentanza del Parco dell’Appennino Lucano, Antonio Candela della BCC di Laurenza e Nova Siri, Nicola Valluzzi, Presidente della Provincia di Potenza, i quali hanno confermato il proprio sostegno alla Fondazione Leonardo Sinisgalli come presidio culturale attivo e dinamico sul territorio, in un’ottica di valorizzazione delle eccellenze locali. Ad accompagnare il dibattito sono state la voce di Giuseppe Forastiero e la chitarra di Graziano Accinni, che hanno eseguito brani tratti dallo spettacolo “Le figure femminili dalla tradizione popolare alla moderna canzone d’autore”, con un omaggio finale a Pino Mango, un altro grande artista lucano che amava molto la sua terra.