Un’economia più umana, attenta alla dignità della persona, è possibile. Questa la conclusione di un interessante pomeriggio trascorso presso la Commissione Nazionale per l’UNESCO di Roma alla presenza di illustri studiosi, del Presidente della Repubblica Mattarella e del Ministro dell’Istruzione Giannini. Il convegno “Adriano Olivetti e Jacques Maritain per un’economia più umana” – i cui atti sono stati di recente pubblicati per la Collana Intangibili della Fondazione Olivetti e scaricabili gratuitamente on line – è stato promosso dalla Fondazione Adriano Olivetti e dall’Istituto Internazionale Jacques Maritain (IIJM). Si è sottolineato come il pensiero sociale dell’imprenditore Olivetti ha subito la profonda influenza della riflessione personalista e comunitaria del filosofo Maritain, soprattutto nella realizzazione di un’economia più umana e di una politica al servizio del bene comune.
Il Presidente della Repubblica, in un sentito saluto, ha evidenziato la particolare attualità del pensiero del filosofo francese e dell’industriale italiano nella società odierna e nella forma del modello economico che la caratterizza. La tutela della dignità della persona e lo sviluppo di una comunità equilibrata e rispettosa del diritto di ciascuno ad esprimere le proprie capacità sono stati gli elementi fondanti di ogni valutazione in Maritain ed Olivetti. La riflessione sul loro pensiero rivela l’esigenza di correzioni sul piano delle politiche fattuali, per creare le condizioni utili ad una società caratterizzata da uno sviluppo economico sostenibile ed incentrato sulla persona e sulla comunità.
La persona, in entrambi i profili, è il centro dei processi sociali ed economici. Maritain ed Olivetti vedono nella persona il centro, il vero motore, il fine ultimo dello sviluppo e della produzione. Per Olivetti l’economia, più che attenta al capitale e al profitto, deve interessarsi alle persone. Per l’imprenditore di Ivrea l’economia è il tentativo di realizzare una vita migliore per la persona. Il Ministro Giannini ha sottolineato, poi, l’importanza di riconsiderare le due figure per reinterpretare il ruolo dell’economia e della finanza nell’ambito della società umana. La sola dimensione economica, benché di fondamentale importanza, deve essere inclusa in una dinamica sociale allargata, capace di coniugare insieme le legittime aspirazioni individuali con le necessità collettive di un’umanità che cambia. Non solo le nuove priorità della vita delle donne e degli uomini del XXI secolo, ma anche i valori fondanti della dignità e del rispetto per i diritti della persona devono trovare una giusta collocazione fuori dai confini tradizionali delle nostre società. Oggi, erroneamente, lavoro ed economia si sostituiscono alla persona e al rispetto della sua dignità. Come sostenuto da Tommaso Di Ruzza – direttore dell’Autorità di Informazione Finanziaria della Santa Sede – solo orientando i mezzi verso i giusti fini si raggiunge quella reale produttività e quell’autentico sviluppo morale, culturale e pienamente umano, oltre che materiale ed economico. Ponendo economia e lavoro a servizio dell’uomo lo sviluppo economico diventa sviluppo della persona, con la persona e per la persona. Tutto l’agire dell’uomo, come già in Maritain ed Olivetti, deve essere volto alla valorizzazione della persona.
Per Giorgio Squinzi l’ispirazione più profonda, l’essenza del pensiero e delle opere di Maritain e Olivetti risiede nell’impegno continuo a migliorare la vita dell’uomo e migliorare la società. L’economia sociale, attenta alla persona e capace di annullare le distanze tra gli esseri umani provocate dall’avvento del capitalismo, è la vera economia più umana. L’impresa, intesa come luogo in cui si alimentano le relazioni tra gli individui, per Olivetti è comunità e non semplice insieme di operai.
Nella comunità olivettiana, secondo il professore Sebastiano Maffettone dell’Università Luiss, le relazioni interpersonali prevalgono sul profitto e l’economia è il mezzo per stare bene e realizzare le potenzialità umane. Per Francesco Miano, professore all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e vice presidente dell’IIJM, la comunità è la misura nuova della convivenza sociale ed in essa l’impresa riesce ad affrontare e a praticare i temi della responsabilità sociale. Per Giuseppe Berta dell’Università Bocconi nel fare impresa bisogna prestare attenzione anche al territorio che la ospita e alle sue possibili modifiche.
Laura Olivetti, presidente della Fondazione Olivetti, riprendendo il famoso discorso del padre a Pozzuoli ha messo in risalto l’impegno sociale e l’aspetto spirituale della missione dell’imprenditore piemontese. Il fine dell’industria non è solamente nell’indice dei profitti, ha una destinazione, una vocazione anche nella vita di ogni lavoratore che per Olivetti si concretizza nella redenzione dalla miseria, economica e anche umana, sociale, culturale.
La straordinaria vicinanza tra Maritain e Olivetti è stata ben espressa da Gennaro Curcio, segretario generale dell’IIJM. Il professore lucano ha descritto le due personalità al centro del convegno come due uomini che vivendo le stesse urgenze e preoccupazioni hanno creduto fino in fondo nell’attualizzazione di un progetto straordinario – l’uno sul piano antropologico-filosofico, l’altro sul piano antropologico-aziendale – ponendo la centralità sul rispetto e la dignità dell’essere umano. Due uomini che hanno dato tanto per il bene delle proprie nazioni e per fondare un mondo sempre più aperto all’altro. Due uomini che si completano. Olivetti studia Maritain e lo propone nella sua azienda come modello di moralità nel lavoro; con il suo agire l’imprenditore ha messo in pratica nel suo sistema aziendale il pensiero del filosofo. Riprendere, oggi, l’antropologia di Maritain e l’economia aziendale di Olivetti, è una sfida non facile ma obbligata per poter costruire una società più umana. Una società in cui la persona diventa il fondamento della moneta e non la moneta il fondamento dell’uomo, l’economia è posta al servizio dell’uomo sempre come mezzo e mai come fine. Maritain ed Olivetti hanno letto nell’economia una preziosità che si concretizza come dono e rispetto e va oltre lo scambio circolare nel tempo e nello spazio.
Trasformando il “tempo di crisi”– secondo Curcio – in “tempo di riflessione” sugli errori e le difficoltà del passato sarà possibile trovare delle valide soluzioni ai problemi concreti che stiamo vivendo. Compito di ciascuno, dunque, è discernere su ciò che è giusto fare, centellinare ogni movimento economico, familiare, sociale e statale per costruire il futuro. È necessaria, in definitiva una Antro-Economia, cioè una riflessione antropologica, etica ed economica che trova in Olivetti e Maritain i “modelli” giusti, utili e necessari da seguire ed imitare. L’Antro-Economia può davvero portare a superare la crisi economica che è soprattutto crisi dei valori e crisi della persona