Luca Campigotto nato a Venezia nel 1962, oltre ad essere un instancabile viaggiatore, è uno tra i più celebri e stimati fotografi italiani.
Si è laureato in Storia moderna con una tesi sull’epoca delle grandi scoperte geografiche. Si occupa di fotografia da oltre vent’anni, in particolare fotografando paesaggi e strutture architettoniche, realizzando progetti a colori e in bianconero. I suoi lavori principali sono stati dedicati a Venezia, Il Cairo, New York e Chicago. Tutte le sue fotografie, visionarie e immaginifiche sono inconfondibili e sembrano fatte per lasciarci immergere in un’illusione, come se la realtà potesse sconfinare in un altro mondo e in un’altra epoca.
Da dove nasce la passione per la fotografia?
Nasce proprio dall’osservazione delle fotografie fatte da altri, immagini che suscitano suggestioni e memorie. Mi piacciono immagini capaci sempre di stupire. Sono laureato in Storia Moderna e proprio all’evocazione visiva dei luoghi legati alla storia ho dedicato fin dall’inizio la mia ricerca fotografica. Il mio primo lavoro Venetia Obscura (primo progetto dedicato alla mia città) pubblicato nel 1995 e considerato ora un classico della fotografia notturna, ha inaugurato una serie di progetti realizzati di notte in varie città del mondo, tra cui New York, Milano, Tokyo e Chicago.
Cosa le piace fotografare?
Amo i paesaggi sia quelli naturali che quelli urbani e porto avanti questi due filoni diversi in modo parallelo: il primo è ispirato alle memorie storiche, all’archeologia, alle avventure, alle esplorazioni; il secondo al cinema, all’amore per la città, l’architettura e gli spazi intesi in maniera scenografica.
Come sceglie i luoghi da fotografare?
Ho legato la mia ricerca al tema del viaggio realizzando progetti a colori e in bianco e nero. Mi piace alternare un viaggio in una grande città con uno in un luogo magari remoto. L’importante è perseguire un uso inventivo e possibilmente magico della luce.
In genere scelgo semplicemente il luogo che in quel momento mi attrae di più. Se mi attrae vuol dire che riuscirò a proiettargli addosso il mio immaginario e saprò fotografarlo “col cuore”, non solo con l’esperienza.
La qualità e il tipo di luce possono cambiare l’identità di un progetto?
La luce è sempre decisiva e può rendere nobile, affascinante e interessante qualunque cosa. Un fotografo deve sapere sfruttare al meglio qualunque luce, naturale e non.
L’intervista completa nel numero del Lucano Magazine di luglio – agosto in edicola!!