Samuele Marcantonio è una risorsa irrefrenabile. Sprizza adrenalina e simpatia da tutti i pori. Oggi ci racconta il suo percorso sportivo e perché ha scelto di scendere in piazza Don Bosco domenica 22 maggio per sconfiggere la Sclerosi Multipla in occasione di “Pedala con Aism” a bordo della sua handbike.
Samuele, come ti sei avvicinato al mondo dello sport?
Lo sport ha sempre fatto parte della mia vita. Mi rilassa e, allo stesso tempo, mi fa sentire bene. Proprio come quando pratichi la “corsa”. Diventa tutto semplice, hai semplicemente bisogno di un paio di scarpe da ginnastica e tutto quello che senti, tutto quello che ti porti dietro, ti abbandona quando ti concentri su quel momento sportivo. Ho praticato e sperimentato diversi campi della sfera sportiva: sci di fondo, atletica, rugby, podismo. Lo sport non mi ha abbandonato mai. Neanche dopo l’incidente che ho avuto nel gennaio del 2007. Anzi, ha continuato a sostenermi facendomi conoscere un’altra attività sportiva, il canottaggio.
Lo sport ti ha fatto conoscere un’altra disciplina: quella dell’Handbike. Ce ne parli?
All’handbike mi ci sto avvicinando da un annetto. L’handbike è una bicicletta adattata per compensare una disabilità motoria agli arti inferiori. Come la bicicletta tradizionale anche l’handbike è dotata di cambi ma, a differenza della prima, nell’handbike la bicicletta è composta da tre ruote (due posteriori e una anteriore) e l’atleta utilizza le braccia per azionare un manubrio il cui movimento è simile a quello della pedalata: lo sportivo “pedala” con le mani. Dopo il 2009 ho comprato questa bici con i primi soldi risparmiati. Viene costruita su misura dello “sportivo”. Esistono diverse categorie: viene valutata la capacità funzionale di un atleta in base al livello di lesione del midollo spinale o disabilità corrispondente. Gli handbikers sono classificati da H1 a H5. I ciclisti H1 hanno una disabilità che incide maggiormente in questo tipo di sport, mentre gli atleti H5 hanno il più basso livello di perdita funzionale. Gli handbikers H5 hanno la possibilità di inginocchiarsi, e quindi hanno il contributo della muscolatura del tronco che influisce sul loro movimento, mentre gli atleti H1-H4 sono in posizione completamente reclinata e sono più aerodinamici.
Piccola curiosità: ci parli del video dell’arrampicata postato su YouTube? Da cosa scaturisce questa idea?
L’arrampicata nasce da uno “sfizio” personale. A dicembre scorso, parlando con mio cugino Alessio, gli ho chiesto: “Perché non proviamo a fare un percorso di “arrampicata”? E lui, prontamente, mi ha risposto: “Facciamolo domani stesso”. Sotto il video postato c’è una frase che omaggia Oliviero Bellinzani, un alpinista al quale venne amputata una gamba dopo un incidente stradale. Da allora cominciò la sua passione per l’arrampicata frenata poi da una caduta in montagna. Come spiega bene la frase, “la gente deve capire che certe cose le puoi fare indipendentemente dalla tecnologia e dal fatto che ti manchi una gamba o no. Le cose le fai perché le vuoi”.
Perché hai scelto di partecipare a “Pedala con Aism” domenica 22 maggio 2016 a Potenza?
Avevo fatto parte delle motostaffette in passato e adesso partecipo su suggerimento del mio amico Maurizio Russo, appassionato di bici. Conosco questa manifestazione da anni e sarà una bella emozione partecipare. Mi sono già informato sul percorso da seguire durante l’evento. Pedalare per una buona causa è importante.
Pensi che Potenza possa diventare una città a mobilità sostenibile sia per le persone diversamente abili sia per le persone che utilizzano mezzi alternativi per attraversare la città?
Potenza è fatta di salite e discese: è una questione difficile da risolvere ma non impossibile. La forza di un cambiamento sta nella creazione di un gruppo. Se siamo in tanti a manifestare un dissenso, insieme possiamo abbattere limiti mentali e fisici. Diamo “fastidio”, nel senso buono della parola, quando diventiamo gruppo smuovendo qualcosa.