A Sant’Arsenio (SA) è stato presentato il libro di Arsenio D’Amato, “Un cacciatore di suoni a Sant’Arsenio”, una ricostruzione del passaggio di Alan Lomax nel paesino salernitano e nel Vallo di Diano.
L’“americano” venuto da lontano, con il suo magnetofono negli anni ‘50, iniziò a registrare la bellezza della tradizione della musica popolare italiana; uno dei più grandi etnomusicologi, antropologi e produttori discografici statunitensi, pioniere nel suo ambito che non limitò i suoi interessi unicamente al folklore degli Stati Uniti ma effettuò registrazioni in quasi tutto il mondo, rivolgendo particolare attenzione all’Italia, paese di cui riteneva necessario documentare il patrimonio musicale.
Qui tra il 1953 e il 1955, collaborò con l’etnomusicologo Diego Carpitella, conducendo una vasta opera di registrazioni tra l’eterogeneità degli stili musicali della penisola. Nel gennaio 1955, alla fine del suo viaggio in Italia, il “cacciatore” di voci, musica e canzoni giunse in provincia di Salerno con l’intento di registrare le tradizioni musicali popolari. Si recò a Caggiano, Polla, Sant’Arsenio, Sala Consilina, Montesano, dove registrò diversi canti, oggi patrimonio musicale di inestimabile valore.
Dopo sessant’anni da quella sua tappa, Arsenio D’Amato, collaboratore presso diverse testate giornalistiche della Basilicata, scopre e conduce diverse ricerche riportando alla luce un piccolo patrimonio culturale locale attraverso l’esperienza di Alan Lomax a Sant’Arsenio.
Autore di più di 60 racconti ambientati nei paesi della Lucania, Arsenio decide per la sua prima volta di mettere insieme diversi generi letterari, dal documentario al narrativo, dal memoriale all’antropologico per dare vita al libro “Un cacciatore di suoni a Sant’Arsenio”.
Da dove nasce la tua passione per la scrittura e l’amore per la lettura?
Sono sempre stato attratto da questo mondo. Ricordo che, quando ero piccolo, mio zio da Bari portava tantissimi giornali e libri che sarebbero serviti per accendere il fuoco. Ogni volta che mi mandavano a prendere la legna passavo molto tempo a leggere tutti quei giornali prima che venissero bruciati. Avevo forse 6-7 anni quando iniziai a leggere l’Unità, senza che nessuno mi avesse mai detto nulla. Era quello che mi piaceva di più, forse ne ero attratto per il color rosso presente nella pagina. Pian piano ho iniziato a ritagliare gli articoli e da li è nata questa mia passione continuando a leggere, spaziando nella lettura, da Eco a Coelho ma non ho mai seguito dei filoni precisi. Ho iniziato poi a scrivere per “La Nuova Basilicata” nel 2005 ma non era quella la mia strada, così ho smesso e mi sono dedicato più ai racconti.
Sono oltre 60 i racconti ambientati nei paesi della Lucania. Cosa ti ha portato a scrivere per diverse testate lucane e ad interessarti alla Basilicata?
Conoscevo Maddalena Salvia, all’epoca direttrice de “ Il Lucano Magazine” e così ho iniziato a lavorare su qualcosa di diverso, sui racconti e sulla raccolta “IN LOOKania” che, dopo tanti tentativi, verrà pubblicata quest’estate da Universo Sud editrice di Potenza.
Sono stato poi contattato dal direttore de “L’Occhio” che mi ha dato la possibilità di scrivere nella copertina di ogni mese un piccolo racconto e a breve partiremo con una nuova rubrica de “Il Lucano Magazine”, “Tascabilia”, il cui anagramma è Basilicata. Vivo nel Vallo di Diano, al di la delle montagne c’è la Basilicata che per lavoro ho visitato.
L’articolo completo nel Lucano Magazine di marzo – aprile in edicola!!