Era il 13 dicembre 1947 quando nella seduta della seconda sottocommissione della Commissione per la Costituzione, l’allor presidente Mauro Gennari lesse il testo definitivo dell’articolo 22: «Le Regioni sono: Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli, Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Salento, Lucania, Calabria, Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta»; successivamente, il 20 dicembre dello stesso anno, il testo dell’articolo 31, coordinato dal comitato di redazione prima della votazione finale in Assemblea e distribuito ai deputati, predisponeva l’elenco delle suddette regioni lievemente differenti dalle 20 attuali.
Tale articolo, approvato senza ulteriori cambiamenti, apportava modeste modifiche come il nome mutato della Lucania in Basilicata, l’inglobamento dell’area del Salento nella Regione Puglia, o l’accorpamento del Friuli con la Venezia Giulia, l’Emilia con la Romagna e l’Abruzzo con il Molise che, solo nel 1963, potè divenire una regione autonoma grazie ad una disposizione transitoria di un’apposita legge di modifica costituzionale in deroga all’art.132, che aggirava il limite del milione di abitanti e il referendum tra i cittadini.
A seguito dell’entrata in vigore della Costituzione, 1 gennaio 1948, le Regioni, esistite fino a quel momento solo dal punto di vista geografico, acquistarono valore giuridico poiché enunciate dall’art.114 all’art.133 Cost.
Le regioni sono, assieme ai comuni, alle province, alle città metropolitane e allo stato centrale, uno dei cinque elementi costitutivi della Repubblica Italiana. Esse sono state pensate come uno strumento molto importante per trasformare l’Italia da Stato centralizzato, pensato così fin dal suo nascere, in uno Stato che “riconosce e promuove le autonomie locali” (art.5).
A distanza di 45 anni, tutti questi importanti passi avanti compiuti dallo Stato Italiano sembrano risultare vani; l’ipotesi di ridisegnare nuovamente la geografia dell’Italia è al centro del dibattito che vede protagonista l’intero governo pronto a tagliar fuori le Regioni e la loro autonomia a favore di un maggior accentramento del potere con le Macroregioni, e ciò che più ci riguarda da vicino, la soppressione della Basilicata.
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