Negli anni sessanta, per le mutate condizioni sociali ed economiche del paese incominciarono ad emigrare persone variamente qualificate, non più motivate dai bisogni primari, ma sospinti dalla ricerca di situazioni più adatte alle proprie ambizioni e allo sviluppo del proprio talento, Donato Curcio è uno di questi.
Nato a Picerno negli anni quaranta da Vito ed Elvira Gioiosa, è emigrato nel 1951 con un obiettivo ben preciso costruire la sua fortuna, quella fortuna che una piccola realtà come Picerno non poteva regalargli.
Partito, la sua prima meta è la Francia dove lavora in un’officina, lasciata la Francia si reca in Svizzera, qui svolge le proprie attività in un ufficio tecnico di progettazione meccanica e, acquisisce conoscenze utili per progettare in proprio. Non sempre il primo posto dell’emigrante sarà quello definitivo, in valigia ha già la consapevolezza di una mobilità che potrebbe portarlo ad altra destinazione.
Infatti, a Buffalo (dove oggi risiede) poi, realizza un’azienda che si occupa della progettazione e produzione di macchine per decorare prodotti in plastica tramite stampa a caldo, è questo il suo momento di gloria. L’azienda cresce in modo inaspettato e proficuo fino a diventare una multinazionale con più di cinquanta punti di rappresentanza. Subito dopo conosce sua moglie e da questo matrimonio nascono ben quattro figli.
Nonostante il successo economico e i vari impegni, Donato, meglio conosciuto come lo zio d’America, continua a mantenere saldo il legame con le sue origini lucane, ma soprattutto picernesi. Questo legame così forte con la sua terra d’origine lo spinge a finanziare lo stadio comunale di Picerno, a lui ovviamente dedicato, proprio per rendere riconoscenza a quest’uomo che col cuore e con le finanze ha contribuito alla realizzazione di questa nuova e soprattutto capiente struttura. Donato è una persona gentile, affabile, parla con modestia e semplicità della sua esperienza di emigrato.
Il Lucano Magazine lo ha intervistato
Chi è Donato Curcio?
Sono un uomo nato a Picerno nel 42, ho conseguito le scuole medie a Salerno, perché a quei tempi Picerno aveva solo le scuole elementari, chi volesse proseguire era costretto ad andare fuori. Dopo di che ho intrapreso le superiori, ho scelto l’istituto professionale di Potenza. A diciannove anni poi, dopo il diploma, ho lasciato l’Italia, sono stato prima in Francia, poi Svizzera e Inghilterra.
Perché ha lasciato Picerno e cosa le manca di più?
Ho lasciato Picerno perché non volevo pesare sui miei genitori, non volevo che sacrificassero tutti i loro risparmi per me, inoltre avevo due sorelle che desideravano proseguire gli studi e ho dato loro la priorità. Oggi Picerno offre poco e me ne rammarico, allora non offriva niente, negli anni sessanta a Picerno c’era ben poco da fare, quindi sono dovuto andar via per fare nuove esperienze, per realizzarmi ed essere indipendente. All’inizio sembrava un’avventura, un diciottenne che parte e deve imparare a sopravvivere in terra straniera.
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