Da più di vent’anni la dialettica Stato-Regioni, è stato al centro di un dibattito ormai più che ventennale sulla questione petrolifera in Basilicata. A colpi di Memorandum la terra lucana ha rivendicato la volontà di intraprendere un dialogo prolifico con le istituzioni per comprendere in un clima di concertazione quale futuro attende una regione il cui territorio non è asprigno o infertile ma ricco e fecondo di un immenso patrimonio boschivo, e soprattutto di risorse agroalimentari e vitivinicole.
La legge “Sblocca Italia” e il timore che questo possa
rappresentare un ampliamento delle istanze di permesso sulla ricerca di idrocarburi in aree diverse rispetto a quelle previste dalla Concessione Gorgoglione (Total e Shell Italia), Serra pizzuta (Eni) e Val D’Agri, con 11 nuovi permessi già rilasciati che si aggiungono alle attività già in atto e che comprendono i territori di Aliano, Fosso Aldienna, Montalbano, Montenegro, Pizzo Scialobone, Serra S. Bernardo, Teana, Tempa Moliano, Torrente Acqua fredda, Torrente Alvo, Torrente La vella) già esistenti e ben 17 nuove istanze (Anzi, Frusci, Grotte del Salice, Il Perito, La Bicocca, La Capriola, La Cerasa Masseria La Rocca, Monte Li Foi, Oliveto Lucano, Palazzo San Gervasio, Pignola San Fele, Satriano di Lucania, Tempa La Petrosa, Monte Cavallo, Muro Lucano) il cui decreto VIA (Valutazione Impatto Ambientale) è ancora in corso (Fonte tabella: Istanze di permessi di ricerca per idrocarburi in Basilicata contenuta nel dossier Legambiente “Petrolio in Val D’Agri: il dado non è tratto” dell’8 gennaio 2013). Eppure c’è chi giura che lo Sblocca Italia sia uno scrigno che racchiude nuove istanze. Una volontà costantemente smentita dalle istituzioni regionali che convalidano fermamente l’intenzione di mantenere invariate le attività di ricerca stabilite dalla suddetta concessione la cui validità è prevista per il 2020. Tra le istanze per ora ferme al Tar vi è il permesso “Palazzo San Gervasio” che comprende un territorio molto ampio (469,9 Kmq) situato nell’Area Nord della Basilicata (Venosa, Palazzo San Gervasio, Montemilone, Ripacandida, Acerenza, Banzi, Barile, Forenza, Genzano di Lucania, Ginestra, Maschito, Oppido Lucano, Rapolla).
Tra le associazioni scese in Piazza vi è l’Associazione Futura che da tempo chiede un incontro con il governatore regionale per discutere dei temi in esame. Analizziamo assieme alla presidente dell’Associazione “Futura” Venosa, Marialaura Garripoli, quali sono le prospettive, le opportunità e le criticità della legge approvata dal governo Renzi lo scorso 11 novembre che ha suscito forti contestazioni nel popolo lucano. L’intervista alla presidente di “Futura” ripercorre le diverse tappe del percorso che ha portato all’approvazione della conversione in legge del decreto “Sblocca Italia”. La presidente non si sofferma solo sull’art.38 divenuto totem e vessillo della mobilitazione degli scorsi mesi, ma approfondisce altri articoli su cui l’attenzione dell’opinione pubblica si è soffermata poco.
Presidente Garripoli, Che cosa contestate del decreto Sblocca Italia? Quali articoli nello specifico?
La verità è che si è molto focalizzata l’attenzione sull’art. 38, ma si è distolta la concentrazione sugli
altri articoli della Materia Energetica che sono altrettanto importanti come, ad esempio, l’art. 35, che prevede la “valorizzazione” delle attività di incenerimento del rifiuto in controtendenza con le direttive europee, poiché l’Ue ha stabilito che entro il 2020 l’incenerimento debba essere l’ultima tappa del percorso che fa il rifiuto e che invece bisogna privilegiare la raccolta differenziata. Ho letto il tanto dibattuto emendamento di modifica all’art. 38: oltre a contenere il cosiddetto “Sblocca Tempa Rossa”, che vede la strategicità anche delle opere necessarie al trasporto e allo stoccaggio del petrolio; oltre all’introduzione del “titolo concessorio unico” ed all’individuazione di un Piano delle aree interessate redatto dal Ministero dello Sviluppo Economico, una questione aperta è rappresentata dall’intesa Stato-Regione,
poiché l’intesa si sposta dal piano tecnico a quello puramente politico. A questo punto la domanda è: se il Governatore lucano Pittella è così favorevole all’ideologia renziana e quest’ultima è particolarmente incline all’utilizzo delle energie fossili, potrà egli distaccarsi dall’idea governativa e fare opposizione al fine di tutelare la Basilicata? E’ evidente che questa “lotta mediativa” (o, forse, mediatica) sull’art.38 dello “Sblocca-Italia” non ha fatto altro che distogliere l’attenzione sulle altre dolose problematicità legate agli articoli della Legge riguardanti la materia energetica (35, 36 e 37), oltre a distrarre l’attenzione dalle ormai incancrenite “questioni lucane”: Fenice-EDF, Tecnoparco Valbasento, i S.I.N. da bonificare, i fiumi e gli invasi inquinati, i pozzi di reiniezione, gli opifici e i cementifici, le false rinnovabili, etc.
L’intervista integrale ne Il Lucano Magazine in edicola!