È il leit motiv dell’associazione Don Chisciotte di Bella, che trova la sua ubicazione nel territorio di San Cataldo. Un’associazione che si propone il lodevole obiettivo di salvaguardare le tradizioni e la cultura di un tempo, ideando una manifestazione che nella sua unicità riesce a racchiudere la vita dell’intera popolazione.
Parlano ai nostri lettori i giovanissimi referenti e ideatori del progetto culturale: Vito Sabato, il presidente dell’associazione e Massimo Sabato, il vicepresidente. Due laureandi, in materie umanistiche il primo e in quelle tecniche il secondo, i quali hanno sempre creduto fermamente nelle potenzialità del loro territorio e nelle capacità intriseche di valorizzarle.
Un’associazione giovane la vostra. Quando nascete e perché la scelta di questo nome.
L’associazione nasce ufficialmente nel 2012 come associazione prettamente culturale che opera sulla zona di San Cataldo, una sorta di Pro Loco territoriale che si occupa del recupero delle tradizioni e della valorizzazione della cultura locale, ancora fortunamente ben radicata. L’associazione può vantare un numero molto alto di soci che si aggira intorno ai 120.
Lo slogan “tra sogno e realtà”. Cosa vuol dire?
Il nome Don Chisciotte si rifà sostanzialmente alla figura dell’omonimo cavaliere errante, del condottiero che si batte per la legalità, una sorta di sfida, proprio perché avevamo percepito un certo scettiscismo dopo aver lanciato questa idea. Il sottotitolo inoltre esplica quello che nel piccolo abbiamo intenzione di mettere in pratica. Già il concetto di mettere insieme un numero di persone e metterle insieme non per scopo di lucro ma per uno scopo culturale. Già questo è un pensiero forte.
Come è nata l’idea del sentiero del pane?
Nasce innanzitutto dal concetto di aggregazione dei giovani, questo quando abbiamo messo in piedi proprio l’associazione. Volevamo creare un punto di ritrovo diverso dal campo di calcio, dal solito bar. Si è poi pensato ad un’attività che riuscisse a coinvolgere in maniera interessante tutto il territorio. L’aspetto su cui abbiamo puntato è non solo il pane come prodotto dalle indiscusse proprietà organolettiche ma anche a tutto il ciclo di lavoro, anche perché qui almeno il 70 per cento delle famiglie produce il pane in casa. Dietro c’è l’idea di rivalutare un prodotto locale e la salvaguardia delle tradizioni da un punto di vista culturale, non solo gastronomico.
Ancora oggi a San Cataldo esistono dei forni comuni, che sono peculiari e importanti nella storia della frazione. Si può constatare come all’incirca 6/7 famiglie producono il pane nello stesso forno. È un elemento questo abbastanza originale anche da un punto di vista delle dinamiche sociale attuali.
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