Il voto per il referendum fa da spartiacque tra l’ansia confusionaria da ribaltone del centro sinistra e la necessità di aggirare l’ostacolo e di superare la bufera del centro destra. Anche la Basilicata, come l’intero Paese, deve sciogliere molteplici dubbi e rispondere ad altrettanti interrogativi. Il dopo voto, molto probabilmente, potrebbe fornire un quadro un po’ più chiaro degli schieramenti e delle reali forze in campo, in questo preciso momento storico. E ciò malgrado la circostanza che, quasi tutti i temi proposti in questa tornata referendaria, abbiano attinenza con l’ambiente e lascino spazio alla valutazione soggettiva del problema; tranne quello prettamente politico-strumentale sul legittimo impedimento. Anche su questi aspetti, però, i lucani hanno dimostrato di avere molto a cuore i temi ambientalistici che alimentano la preoccupazione di vedere, sovente, il proprio territorio, oggetto di tentativi d’impoverimento e di sfruttamento.
Al di qua dei referendum la Basilicata s’interroga sul ruolo dei due poli. Sulla questione memorandum per il petrolio sembrava esserci stato, infatti, un avvicinamento dei due schieramenti, salutato da tutti come un modo responsabile di affrontare l’impegno politico. Il centro destra lucano ha, negli ultimi tempi, operato una brusca frenata, richiamando l’opposta fazione al rispetto delle regole e lamentando, soprattutto, la tendenza del Pd, a recitare la parte del leone. Questo timore ha rallentato, di fatto, i lavori al tavolo regional-nazionale e, proprio mentre si era in dirittura d’arrivo, gli esponenti di centro destra hanno strattonato Guido Viceconte “prendendolo per la giacchetta”. Come a ricordare: “Questo matrimonio non s’adda fare”. In realtà il messaggio politico che n’è scaturito è un segnale preciso al centro sinistra lucano rivolto, in particolar modo al Pd, quasi a sottolineare che “Cà nisciun è fess”.
Oggi si vota: domani è un altro giorno si vedrà.