28 luglio 1914. L’impero Austro-Ungarico dichiara guerra al Regno di Serbia in seguito all’assassinio dell’erede al trono arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo-Este e di sua moglie avvenuto nel giugno dello stesso anno a Sarajevo per mano di un giovane anarchico. Quel gesto estremo ha conseguenze inimmaginabili. E’ la miccia che infiamma fino all’11 novembre 1918 l’Europa e il mondo intero, è l’inizio della Prima Guerra Mondiale. A fronteggiarsi sulle prime sono due coalizioni. Da una parte Austria-Ungheria e Germania, dall’altra la Triplice Intesa, composta da Francia, Inghilterra e Russia, che combatte a sostegno della Serbia contro gli imperialismi ritenuti obsoleti e soffocanti. Altre logiche ora emergono dal panorama europeo.
Logiche nazionalistiche che inducono gli Stati a ritagliarsi uno spazio autonomo nel quadro politico-economico. Nessuno allora immagina la portata del conflitto. Ritenuta da tutti una guerra rapida, in realtà innesca una reazione a catena alimentata dagli alibi che da più parti si levano per rivendicare diritti violati. I continenti, i mari, i cieli vengono attraversati da una potenza bellica sconosciuta fino ad allora. Armi chimiche, sommergibili, aerei fanno il loro ingresso in un conflitto tremendo, rovinoso, logorante che lascia a terra ovunque milioni di morti.
L’Italia esita trattenuta dalle resistenze dei neutralisti paurosi della guerra e dei suoi spaventosi effetti. Non hanno la meglio però. Soccombono davanti alle spinte interventiste di chi invece vede in essa l’occasione per completare l’Unità d’Italia attraverso la conquista del Trentino e del Friuli ancora sotto l’impero d’Austria. Questa condizione viene sancita nel Patto di Londra che segretamente l’Italia stipula nell’aprile 1915 con la Triplice Intesa. Nel maggio successivo entra in guerra a loro fianco. La nazione tutta viene mobilitata comprese le donne che sostituiscono gli uomini nel loro lavoro. Da tutta la penisola infatti vengono reclutati gli uomini da mandare al fronte per combattere una guerra fatta di estenuanti e lunghe attese intervallate da episodici e sanguinosissimi assalti. Una guerra di logoramento combattuta nelle trincee fino al 1917, fino a quando cioè entrano in guerra gli Stati Uniti al posto della Russia ritirata dal conflitto per problemi interni al suo Stato. L’arrivo di nuove forze determina il corso degli eventi. La Germania e l’Austria firmano la resa l’anno dopo.
Le cronache e l’analisi di quei terribili momenti sono stati esposti a Potenza nella conferenza Il Centenario della Grande Guerra tenutasi presso il Museo Provinciale. Organizzata dal Comando Militare Esercito Basilicata, dalla Provincia di Potenza, dall’Università della Basilicata, dalla Deputazione di Storia Patria con la collaborazione dell’Associazione Combattenti e Reduci di Potenza, la manifestazione ha commemorato la Prima Guerra Mondiale anticipando una serie di appuntamenti, tra seminari, pubblicazioni di volumi, convegni, che proseguiranno fino al 2018. Davanti ad una numerosa platea di studenti di scuole superiori, è stato ripercorso il clima antecedente lo scoppio della guerra, le cause, le insoddisfazioni che i popoli covavano sotto la beneaugurante facciata della Belle Époque. Momenti d’attesa che avrebbero condotto a quell’ “inutile strage” (come la definì Benedetto XV) di cui ogni famiglia avrebbe portato i segni con almeno un lutto, un ferito, un disperso.
La Basilicata, terra povera ed agricola, mandò al fronte tutti i suoi uomini non avendo attività industriali che potevano giustificare un congedo. E al fronte si ritrovarono gli italiani uniti a combattere una guerra di cui spesso ignoravano i motivi. Veneti, siciliani, liguri, pugliesi fianco a fianco in trincee insalubri dove si moriva più per malattie che per armi. E dalle quali partivano le lettere dei soldati, cronisti sul campo di stenti e di angosce placate da quelle che ricevevano dai propri cari, le sole che riuscivano ancora a velare i loro occhi di lacrime. Quegli uomini, quelle trincee sono state mostrate in un filmato audio-video realizzato allora dallo Stato Maggiore dell’Esercito che ha documentato gli ultimi mesi della guerra. Immagini in bianco e nero che hanno ripreso incursioni, feriti, spari, campi distrutti, mezzi bellici, lunghe marce, l’ingresso trionfante dei soldati a Trento e a Trieste dove hanno innalzato il Tricolore, l’arrivo a Roma del Milite Ignoto salutato dalla folla.
L’inaugurazione della mostra ha permesso di leggere gli scritti, le preghiere dal fronte, di osservare le divise dei soldati e i cimeli conservati con i segni della guerra nonché le fotografie di uomini in uniforme con i loro volti provati. Le foto e il documentario fanno vedere la guerra, traducono in immagini fisse e in movimento quello che lo scrittore Norman Angell profeticamente già nel 1910 teorizzava nel suo celebre saggio politico-economico dall’emblematico titolo La grande illusione: la guerra non crea benessere né per i vincitori né per i vinti.
La mostra è visitabile nei prossimi mesi dal martedì al sabato, ore 9:00 – 18:30, nel Museo Provinciale di Potenza.