Matera è la Capitale Europea della Cultura 2019. La decisione è stata comunicata da Steve Green, presidente della Giuria internazionale di selezione, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini il 17 ottobre scorso. Ravenna, Cagliari, Lecce, Perugia e Siena le altre città concorrenti. Con sette voti su tredici, Matera è stata designata Capitale Europea della Cultura, titolo che tra cinque anni condividerà con Plovdiv per la Bulgaria. L’idea nata nel 2007, da un gruppo di giovani materani che sono riusciti a coinvolgere l’allora Amministrazione Buccico fino all’attuale Amministrazione Adduce, con l’impegno dell’intera città e il sostegno di tutta la Regione ha centrato l’obiettivo.
I Sassi di Matera furono quasi completamente spopolati dagli abitanti, costretti a spostarsi in nuovi quartieri negli Anni Cinquanta e Sessanta, le case grotta furono dichiarate una vergogna nazionale. Dal periodo dell’esodo e dell’abbandono dei Sassi, si è passati al riscatto con l’iscrizione nella Lista Unesco del 1993, come patrimonio dell’umanità, fino al traguardo di Capitale Europea della Cultura. «Per anni abbiamo lavorato a progetti straordinari – ha commentato il Sindaco della città, Salvatore Adduce – Noi siamo il malleolo dello stivale, generalmente ritenuto una zona poco ospitale. Ma abbiamo sconfitto questa diceria. Ora possiamo essere un esempio per il sud, per l’Italia e un’offerta per l’Europa. Magari partirà da noi l’invito ad occuparsi maggiormente del meridione del continente».
Con questo straordinario evento c’è la speranza che Matera e la Basilicata inventino e accolgano idee nuove, rischiose, aperte; Open Future è lo slogan scelto per lanciarsi in Europa. I Sassi con il loro magnetismo, i segreti delle chiese rupestri, i set di film di successo girati (Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini e The Passion di Gibson fra tutti), saranno un’opportunità per creare una cultura aperta, accessibile e disponibile a tutti.
A questo punto non posso evitare di fare un riferimento a quanti sostengono che il risultato raggiunto sia scaturito per ammorbidire i lucani nei confronti del governo Renzi dall’espropriazione territoriale e ambientale della Basilicata con lo Sblocca Italia appena approvato. In ogni caso resta il fatto, come dice il Sen. Tito di Maggio, che si tratta di un provvedimento drammatico perché dal petrolio c’è povertà e morte se l’Arpab si limiterà a fare solo analisi superficiali e non mirate, anche alle falde acquifere. Il rischio è diventare peggio della Terra dei Fuochi.
Ancora una volta faccio appello a tutti i politici lucani affinché si facciano un’esame di coscienza. Stanno veramente facendo le scelte giuste per il bene dei lucani o si preoccupano solo della poltroncina che occupano senza contare che i danni causati dalle decisioni scellerate di questi giorni rimarranno per sempre e i loro nomi, affidati alla storia, disonereranno i loro discendenti? Mi auguro che i comitatini e tutti i lucani continuino, con impegno e determinazione, a difendere e tutelare questo nostro meraviglioso territorio.