Marco Rossi Doria è stato l’ospite dell’incontro presso l’associazione Francesco Saverio Nitti, a Melfi. Esperto di politiche educative, sottosegretario all’Istruzione con i governi Monti e Letta, ha maturato una lunghissima esperienza sin da studente, presso il “Virgilio” a Roma; poi nell’MCE (Movimento di cooperazione educativa), da insegnante a Primavalle, a Torre Annunziata, nella scuola “Montessori” a Richmond poi, di nuovo a Torre Annunziata, quindi in Kenia. Il ministro Berlinguer lo nominò maestro di strada ai Quartieri Spagnoli, a Napoli, con Moreno, Melazzini e altri. Organizzò stage in botteghe artigianali per la formazione professionale. Fu membro della Commissione per la riforma dei cicli con Tullio De Mauro nel 2000-1 e della Commissione di studio per un Codice deontologico con Letizia Moratti nel 2001-2. Un suo libro, fra i tanti, testimonia l’essenza della sua concezione dell’insegnamento Di mestiere faccio il maestro nell’edizione L’Ancora del Mediterraneo.
Spietata la lettura che diede delle trasformazioni messe in atto dalla legislazione sull’autonomia, che vide – secondo la sua lettura- gli insegnanti rinunciare in genere all’autonomia professionale e culturale in nome di un attivismo snaturante. Qual è lo stato di salute della scuola di oggi? Quali le prospettive? Nell’incontro tenuto presso il centro culturale Francesco Saverio Nitti su La scuola coraggiosa secondo appuntamento del ciclo Noi in Italia. Opportunità e rischi. Tre temi nittiani. Alcune esperienze, come quella della scuola primaria “Nitti” di Melfi, negli anni ’70, sulla base di un progetto didattico per la scuola a tempo pieno, attuato con la Cattedra di Pedagogia Sperimentale dell’Università di Bari, con il prof. Antonio Baldassarre, sono state testimoniate da vecchi film, proiettati nel corso della prolusione dal direttore dell’ associazione, Gianluca Tartaglia.
Il prof. Giovanni Vetritto, dirigente della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in veste di interlocutore, ha posto a Marco Rossi Doria alcuni quesiti per entrare nel merito della sua concezione e della sua esperienza. Il relatore ha sottolineato quanto si impari meglio facendo, fase rispetto alla quale il momento successivo della rielaborazione permette di sedimentare e controllare ulteriormente e in modo personalizzato il processo di apprendimento.
Della scuola di oggi Marco Rossi Doria ha sottolineato una maggiore incisività nell’insegnamento primario, una declinazione in negativo nella secondaria di primo grado e, soprattutto, in quella di secondo grado. Le responsabilità si dividono tra più soggetti, ma soprattutto si ascrivono al sistema scolastico rigido, essendo la struttura organizzativa non diretta alla facilitazione dell’apprendimento. Il discorso è tornato, ancora una volta, sulla necessità che l’uguale per tutti sia un’idea di equità molto povera; bisogna fare molte cose insieme, dare di più a chi ha di meno, dare alle parti talentuose e aiutare a scoprire in ciascuno le proprie parti e i propri talenti nascosti. Ecco il messaggio: quello per una scuola ed un insegnamento che facilitino a mescolarsi intelligenze e codici diversi, raggiungendo non solo tutti ma ciascuno; per un sistema più capace di rispondere alle disabilità, ai bambini che provengono da un numero enorme di paesi del mondo, a tutte le più diverse differenze dei ciascuno.
Venuto meno il patto educativo implicito, quelle cose che riguardavano il vestire, il silenzio, l’orario, bisogna crearne uno nuovo esplicitando e condividendo le regole, ricostruire anche una convergenza sul meccanismo delle dinamiche relazionali, affrontando la disabitudine del bambino o del giovane alla frustrazione che, spesso, il suo essere figlio unico, sovraccaricato delle attenzioni di quanti lo circondano gli hanno assolutamente evitato, distorcendo il senso di sé, le attese sue e dei genitori e riducendo la sua capacità di autonomia e di relazione con l’altro.
Ministero, dirigenti devono dare indicazioni di massima. Il docente deve a sua volta attivarsi, sapendo anche affrontare e superare il nessuno mi può giudicare che è del bambino e, spesso dello stesso docente. Fra provocazioni e riflessioni, Marco Rossi Doria è giunto ad una ultima battuta, che potrebbe sembrare paradossale: la scuola del sud, che ha meno soldi, a fronte di situazioni di notevole gravità, con famiglie che sono al 35% a gravi livelli di disoccupazione, al 40% di redditi al di sotto soglia di povertà, con una forte presenza della criminalità organizzata, riesce meglio e rappresenta un presidio di civiltà dove lo Stato non esiste.
Riconoscendo questa ricchezza ci vuole, tuttavia, un impegno per urgenti politiche attive, dunque, straordinarie, nella scia dei vari Fortunato, Nitti, riconoscendo e stimolando l’impegno di ciascuno per una scuola pubblica e, soprattutto, interventi economici, non a pioggia, che non siano più considerati sprechi ma investimenti.