La città oraziana, grazie all’AIA (Associazione Italiana Arbitri) di Venosa, ha avuto il piacere di ospitare Luigi Nasca, arbitro conosciuto a livello nazionale. Nasca, di origini baresi, con una preziosa gavetta in serie C e B, è approdato in serie A il 16 maggio 2010.
Nel centro venosino per una lectio magistralis sul comportamento degli arbitri, sugli errori da evitare, e, soprattutto, sull’atteggiamento psicologico giusto che un direttore di gara deve assumere, sottolineando come a qualsiasi livello, professionistico e non, ci voglia sempre un atteggiamento professionale, dentro e fuori dal campo, unite ad impegno, preparazione non solo atletica e tecnica, ma anche psicologica, unita a passione e dedizione, condivisione delle responsabilità con la propria classe arbitrale.
L’incontro si è concluso con la consegna da parte del presidente regionale AIA, Michele Di Ciommo al presidente locale, Saverio Perrotta che ha commentato: “Sono emozionato, è il primo regalo che ricevo da 10 anni – ha concluso Perrotta – ringrazio tutti coloro che lavorano con volontà, impegno e passione. Ringrazio Luigi Nasca, per aver dimostrato che ad alti livelli si arriva non per caso; penso che ci abbia dato testimonianza che la serietà e l’impegno è importante sia nell’attività arbitrale professionale che in quella amatoriale”.
In tutto ciò è importante la vita all’interno dell’associazione arbitrale, costante confronto che, specialmente negli ultimi anni, sta avvenendo all’interno delle sezioni con corsi di aggiornamento e incontri tecnici.
“Il calcio professionistico – afferma Nasca – è costellato da una serie di impegni, Coppa Italia, incontri settimanali, incontri con le società di calcio per avvicinare il mondo arbitrale alle società calcistiche che a volte sembrano camminare su due binari paralleli. Ai ragazzi, dico, con atteggiamento pragmatico, credeteci, poiché i regolamenti dell’AIA stanno cambiando e, se arriverete preparati al momento giusto, vi troverete a bruciare le tappe in modo abbastanza veloce (…) Ma per far sì che ciò accada ci vuole molta autocritica e umiltà. Bisogna saper valutare le situazioni e non accompagnare le proprie decisioni arbitrali con gesti che possano essere male interpretati come provocazioni, inducendo i giocatori a fare nuovi falli per presa di posizione”.
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