Potenza ha il suo nuovo sindaco. Si tratta di un sindaco, la cui candidatura è stata sostenuta da AN/Fratelli d’Italia, dai Popolari e associazioni giovanili di vario impegno, che aveva ottenuto il 16% in prima tornata a fronte del 47% ottenuto da Petrone. Ed invece ha vinto De Luca con una rimonta enorme sull’avversario, almeno rispetto all’affluenza alle urne e alla percentuale di votanti. E’ questo il fenomeno che ha maggiormente suscitato la più grossa meraviglia mentre ancora si studiavano i flussi dei voti.
Le parole d’ordine di questa ultima elezione sono state più che gli slogan quelle delle “elaborazioni” o “rielaborazioni” pre e post elettorali. La prima è sondaggi. Le previsioni fatte in base ai sondaggi, risultano basati su tipi diversi di indagine, quello che si basa sul voto solido e fedele, quello che si fonda sul voto complementare (mercato politico che deve fare i conti con un marketing propositivo attraverso cui differenziarsi ed elettori che tengono presente anche altri partiti), infine quello che si basa su un bacino dichiarato di simpatia. Gli errori di metodo comportano ed hanno comportato errori nei sondaggi. Ne abbiamo fatto esperienza nelle elettorali europee.
Vale la pena di tener conto dei passaggi. In quella fase i sondaggi vedevano in favore Grillo o alla pari con Renzi. Quelle previsioni si rivelarono un bluff che comunque ha orientato tanta parte dell’elettorato. Rispolverando la frase famosa di Montanelli personalità varie avevano invitato ad andare comunque a votare per fermare l’onda populista e antieuropea. Ché, non dobbiamo dimenticarlo, a maggio eravamo chiamati a votare per l’Europa, più ancora che per le amministrative e quel primo voto aveva trascinato e determinato il secondo. Era un voto con preferenze che permetteva di esprimersi in modo articolato ed alle coalizioni più importanti europeiste di rilanciare anche sulla fondatezza del progetto, pur con la necessaria promessa di rimodulazione dell’Europa per far maturare una politica più preoccupata delle condizioni economiche dei cittadini.
La seconda parola, confermata definitivamente da quelle elezioni, è flusso di voto. C’è ormai in Italia un flusso di voti, molto “fluido”, meno fedele a quella che viene definita, per analogia con i super mercati, la marca/partito; si decide davanti alla cabina.
futuro. Non che mi piaccia. Prendo atto. Perché vorrei sperare che dietro quel fluido ci sia il segno di qualcosa che possa indirizzare verso un modo nuovo di intendere la politica.
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