Da più di tre secoli si ripete, ogni anno, il 16 luglio una chilometrica processione, ricca di migliaia di fedeli, di ogni genere ed età, per condurre l’effige della Madonna del Carmine dalla Basilica, sita in Avigliano, al Santuario, su una montagna alta 1228 metri, a 8 km circa dal centro cittadino e da cui è ricondotta in paese la seconda domenica di settembre.
L’origine di tale tradizione risale all’anno 1694. La popolazione fu colpita da una terribile carestia, seguita da un violento terremoto, durante il quale, spaventata, si rifugiò sulla montagnola e lì rimase accampata per quaranta giorni. Poiché, nonostante la violenza del sisma e la frequenza delle scosse, non si registrò alcun decesso tra gli aviglianesi e le abitazioni non riportarono alcun danno, fu attribuito il miracolo alla protezione della Beata Vergine del Carmine, il cui culto pare sia stato portato da alcuni reduci delle crociate.
I pellegrini accorsi anche dai paesi limitrofi, offrono alla Madonna i cosiddetti cinti, portati a spalle durante tutto il percorso, mentre le ragazze che ne reggono i nastri colorati, detti zacaredde, cantano gareggiando tra loro. Dopo la processione di settembre i cinti vengono distrutti e le candele vengono distribuite tra i fedeli che hanno preso parte alla celebrazione, in segno di benedizione.
I devoti donano alla Vergine oggetti d’oro, che pian piano hanno costituito un tesoro inestimabile, con cui, nel giorno di festa, si “veste” la statua, portata, a spalla, in processione nella “cona”, dai Confratelli, vestiti, per distinzione, con un sacco col cappuccio di color carmelitano.
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