In numerosi eventi cittadini ho avuto il piacere di incontrare Rosanna Venneri, pittrice, poetessa e scrittrice lucana che si contraddistingue per la sua energia, la voglia di raccontare, creare, immaginare e placare in tal modo, così come ella stessa sostiene, il suo spirito ribelle e inquieto.Tra i suoi innumerevoli interventi a cui ho assistito, sono stata attratta da due sue opere in particolare, nate entrambe per celebrare la figura della donna.
“Mi fu chiesto di dipingere uando mi fu chiesto di un quadro – racconta la Venneri – in occasione della XIX Edizione de “L’altra faccia da Penelope”, manifestazione promossa dalla Pro Loco “Il Portale” di Pignola. Il mio pensiero andò subito a Penelope, donna forte e astuta, fedele compagna di Ulisse, che usò la ragione e la furbizia per mettere in atto una strategia geniale e risolvere il problema che l’assillava: evitare di sposare uno dei Proci e attendere il ritorno del suo amato sposo. Decisi di rappresentarla con un quadro “Penelope” e con una poesia “Il filo del Pensiero”.
Una donna che si guarda allo specchio, una mano protesa, il sole, la luna, il tempo: simboli allegorici che, insieme, acquistano un significato importante. Può spiegarci cosa sottintendono?
“La mia Penelope è una donna astuta, ironica ed enigmatica, consapevole della sua furbizia e per nulla ingenua. Non è disposta a sottostare alle ingiustizie e con l’intelletto, la sua arma più grande, affronta il pericolo. Guardandosi allo specchio, dialoga con l’unica sua complice: se stessa e sembra che dica: “Io filo inganni”. È una donna che, nell’attesa del suo amato, combatte con l’alternarsi del giorno e della notte, rappresentati iconograficamente dal sole e dalla luna. Ma non è da essi sopraffatta, anzi: nel quadro si intravede una mano che tenta di afferrare il tempo per governarlo, per possederlo, per gestire il suo ineluttabile scorrere, cosicché anch’esso diventi complice nell’ingannare i Proci”.
Penelope e la sua tela, che significato assume per lei tale accostamento?
“Metaforicamente il filo e la tela sono il caos fatto ordine. Sono immagini del pensiero che sgorga da una sorgente originariamente confusa e pian piano prende forma diventando razionale. E questa razionalità, attraverso l’immagine dell’universo tessile, è stata sempre una prerogativa attribuita al genere femminile. Dalla più remota antichità, come citato nella Bibbia, filava Eva, cuciva e lavorava a maglia Maria. Ma il filo accomuna ancora molte donne: la tela di Penelope, il filo delle Parche, il filo di Arianna, la tela di Aracne, la corda di Ananke, le abilità tessili di Atèna. Il pensiero logico e la razionalità delle donne, dunque, spesso diventano accattivanti opportunità per la risoluzione di situazioni problematiche.
Professoressa Venneri, in questo periodo si rivendica sempre più il ruolo delle donne nella società. Penelope può, secondo lei, rappresentare le tante donne che in Italia si adoperano per dare una svolta alla nostra economia?
“Assolutamente sì. Nonostante il contesto sociale di grande incertezza e precarietà in cui viviamo, l’Italia è, infatti, il paese delle donne imprenditrici. Proprio laddove è più difficile trovare un impiego, sono tante quelle donne che non si arrendono e un lavoro se lo inventano. Sono tante, infatti, le tipologie di “selfmade woman”: chi non è nata imprenditrice, ma si è scoperta tale in un momento delicato della propria vita; chi ha avuto il coraggio di cimentarsi con lavori tradizionalmente ritenuti “da maschi”; chi ha ereditato l’attività di famiglia, ma ha dovuto scontrarsi con pregiudizi e difficoltà; chi ha saputo trovare soluzioni originali alle sfide lanciate dalla globalizzazione e dai mercati stranieri. Mentre i governi stendono analisi e programmi per superare la crisi, le donne agiscono, tessono le loro tele e lo fanno in grande stile”.