Al via la I edizione de “Alla scoperta della pizza napoletana”. Non siamo a Napoli, dove si tiene il famosissimo “Campionato della pizza napoletana”, ma ad Atella, centro del Vulture-Melfese. L’ingegnosa idea di riprodurre quanto da decenni ormai avviene in terra partenopea, è stata di Sebastiano Tozzoli. Pizza a volontà (più di 500 le pizze cotte in forno a legna e sfornate per l’occasione); stand di ogni tipo, tra i quali spiccava il mercatino di usato ed antiquariato di un’associazione di beni culturali “La Piazza” di Santeramo in Colle (BA); un complesso della vicina cittadina di Filiano, “Non solo note”, che ha provveduto all’intrattenimento dei più piccoli ed all’animazione con organetto e canti; oltre all’esibizione della locale scuola di ballo, “Rosario Free Dance” ad allietare la serata.
È proprio l’ideatore di questa festa a chiarire come: “Il tutto nasce da una passione, necessaria per portare avanti quel che si ama, come per il calcio ad esempio; la pizza allo stesso modo richiede passione e dedizione, che va coltivata e approfondita. Proprio in virtù di ciò, dato che il nostro impasto è quello classico napoletano, fatto di acqua, lievito, sale e farina, abbiamo ideato di cuocere la classica margherita pomodoro, mozzarella e basilico, in forno a legna. L’auspicio è certamente quello di far conoscere il nostro prodotto, ma soprattutto quello di invogliare la gente e i giovani di Atella a fare qualcosa, nonostante gli aiuti delle autorità siano miseri ed irrilevanti, oltre che far passare una bella serata a tutti i presenti”.
Non solo un palcoscenico culinario quindi.
Michele Tozzoli, padre dell’artefice primo di questa invenzione, ci spiega come il motivo di fondo reale sia soprattutto a stampo sociale: “Dal punto di vista organizzativo, è la Pro Loco “Vitalba” di Atella a tender la mano verso una buona riuscita dell’evento; mio figlio è lo sponsor ufficiale, in quanto l’ideatore. Lo scopo principale di questa serata, oltre a quello di far conoscere la nostra pizza e di movimentare il paese, è senza dubbio quello di far capire alle amministrazioni e ad i politici tutti, che i giovani di età compresa tra i 20 e i 30 anni, se vogliono fare qualcosa, devono essere sostenuti dalle autorità e dalla politica in generale, in modo da invitarli ad agire e spronarli ad impegnarsi verso qualcosa che credono valido. Se ciò non accade, i giovani diventano inventori del nulla”.
Un riferimento va al Comune che, prosegue Michele: “ Almeno una volta al mese potrebbe invitare questi commercianti ed artigiani che stasera hanno preso parte all’evento, più che altro per creare alternativa alla monotonia e all’apatia generale, nonché creare posti di lavoro in un contesto in cui lavorare è già difficile di suo. Per una festa del genere infatti, il piccolo artigiano potrebbe assumere 2, 3 giovani anche con contratto part-time, e farli lavorare; per spronarli ed aiutarli a venir fuori da tante difficoltà”.
La pizza era buona. L’idea anche. Vediamo come reagiranno le autorità dinnanzi a questo invito.