Mariolina Venezia è una scrittrice nata a Matera. Dopo aver vissuto per lungo tempo in Francia ora vive a Roma. Autrice del romanzo Mille anni che sto qui, edito da Einaudi, che ha vinto il premio Campiello, nel 2007. Una saga familiare ambientata a Grottole, in cui il destino non risparmia nulla, dalla guerra all’emigrazione, dalla fame alla ricchezza, per arrivare agli scandali pubblici. Si è cimentata, nel 2009, con il genere giallo pubblicando, sempre per Einaudi, Come Piante tra i sassi, ambientato questa volta a Matera. Ha lavorato come sceneggiatrice di fiction televisive, fra cui l’episodio “Dietro le mura del convento” della settima serie di “Don Matteo”. Nel 2013 si ripropone con un nuovo giallo: Maltempo, con il quale vince il premio letterario Basilicata, della sezione narrativa. Ma, per cercare di saperne di più, è uscita un’interessante intervista.
Quando è nata la sua passione per la scrittura?
Già da piccola. Ero affetta da nefrite, malattia che non mi consentiva di stare troppo tempo in movimento, così iniziai a leggere sin dalla più tenera età, ancora prima di iniziare le scuole.
Parliamo della sua ultima fatica: Maltempo? Di cosa tratta?
La storia è ambientata nei giorni nostri, durante la campagna elettorale per le elezioni in Basilicata. Terra quanto mai tragica, per i suoi paesaggi vuoti e drammatici al tempo stesso. Ci sono storie che vengono raccontate soltanto vedendo questi paesaggi. Purtroppo, come da copione, in queste fasi politiche si fanno molte promesse, si dicono bugie e si omettono scottanti verità. Il tutto è descritto con una massiccia dose di realismo. “Maltempo” ha come protagonista una donna di mezza età. Si tratta di una detective, Imma Tataranni, donna ruvida e agguerrita, abituata ad andare contro corrente. È bassa e tozza, ma fiera della propria fisicità e delle proprie origini. Lei non si nutre certo di illuminazioni fulminanti, bensì del duro lavoro che le costa per portare avanti le sue indagini, in cui finisce sempre per avere la meglio.
Che differenza c’è fra scrivere una sceneggiatura e scrivere un romanzo?
Il romanzo è qualcosa di finito, invece la sceneggiatura esiste per altri scopi, come un film. Il romanzo non ha costrizioni, la sceneggiatura, invece, deve attenersi a degli standard ben precisi. Non deve, ad esempio, essere lunga un po’ più o meno di un certo numero di pagine.
Che rapporto mantiene con i suoi lettori?
Ogni tanto capita che mi scrivono lettere in cui esprimono il loro apprezzamento per le mie storie e questo non può che farmi piacere.
Siamo nel 2014. Secondo lei, c’è ancora molto da scoprire nella lettura?
Tolstoj diceva che nelle famiglie la narrativa permette di attraversare i momenti di maggiore difficoltà. Un meccanismo lento che ci consente, però, poi di guardare al mondo con occhi diversi e in maniera certamente più matura e consapevole.
Ha un consiglio da dare ai giovani che si cimentano nella scrittura, attività faticosa ma molto entusiasmante?
Bisogna leggere tanto, soprattutto i classici. Poi viene il resto. Senza la lettura non ci sarebbero molti elementi a disposizione per dare stimolo e spessore alla nostra fantasia.