Cosiddetto “Mare Nostrum”, così gli antichi romani chiamavano il Mediterraneo, fonte per tanti paesi di ricchezza e storia, considerato da molti la via della libertà, oggi è celebrato con un doppio obiettivo: da una parte il ricordo di tutti i suoi caduti, dai migranti ai pescatori, ai marinai, alle persone che nel mare avevano trovato il lavoro o inseguivano una speranza; dall’altra tenere alta l’attenzione internazionale sui problemi geo-politici dell’area.
Per quanto riguarda la politica estera italiana, fu Aldo Moro il creatore della «fase mediterranea». La visione del politico democristiano era semplice: a nord dell’Italia le nazioni europee si stavano lasciando alle spalle le guerre mondiali e stavano costruendo l’Europa. A sud, dall’altra parte del Mediterraneo, i Paesi si stavano lasciando alle spalle il periodo coloniale e stavano costruendosi un ruolo nel mondo. L’Italia, pensava, doveva trovarsi nel mezzo, equidistante. Doveva sfruttare la sua forma di «portaerei naturale» nel Mediterraneo, e dotarsi di una politica estera indipendente aperta anche al mondo arabo.
L’indipendenza geopolitica passava ovviamente da quella energetica. Per questo, tra gli anni 60 e settanta, Moro fornì supporto alla politica energetica dell’Eni, che voleva rompere il monopolio delle «sette sorelle» americane approvvigionandosi in Medio Oriente. E iniziò una fase di distensione verso i paesi arabi, mantenendo contemporaneamente i rapporti con Usa e Israele. «Moglie americana, amante araba», era lo slogan che venne coniato. Grazie a questa politica, fino agli anni 90 l’Italia si pose come protagonista nel Mediterraneo, cercando anche di «attirare gli investimenti dei nuovi stati arabi ricchi, prima fra tutti la Libia, e di trasformare il Medio Oriente in un mercato per le esportazioni italiane».
Tuttavia, lo status di potenza nel Mediterraneo non venne mai raggiunto completamente. Come ha scritto lo storico Francesco Perfetti, specie dopo l’attentato dell’11 settembre 2001, i rapporti con il mondo arabo sono cambiati radicalmente. «Il forte appoggio dato dall’Italia alla strategia di politica estera dell’Amministrazione americana si è tradotto nella partecipazione alle iniziative politico-militari per la promozione della sicurezza e della stabilizzazione della vasta area compresa tra l’Afghanistan e il bacino del Mediterraneo». I governi italiani hanno così «perseguito l’obiettivo comune della lotta al terrorismo e all’instabilità subordinando talora ad esso anche l’immediato interesse nazionale».
Il mare nostrum è soprattutto un mare ricco di storia, cultura, bellezza e biodiversità, ma è un ecosistema molto fragile esposto a grandi rischi che richiede di essere tutelato. Anche per questo l’8 luglio di ogni anno si celebra la giornata mondiale del mar Mediterraneo, un’occasione per aumentare la consapevolezza sullo stato di salute del Mare Nostrum e sui pericoli che lo minacciano.
Lo slogan “Un mare di pace” racchiude un messaggio di speranza e, al tempo stesso è un appello all’Unione per il Mediterraneo (tra i tanti soggetti politici) al fine di rendere concreti la stabilità e l’integrazione in quell’area da sempre considerata la culla della civiltà ma, che oggi rappresenta il cimitero più grande d’Europa.