Il 28 giugno scorso si celebravano i 50 anni dal primo Pride (allora chiamato Gay Pride), che si tenne a New York nel 1970 per celebrare i Moti di Stonewall dell’anno prima. Quest’anno le restrizioni dovute all’emergenza sanitaria hanno reso impossibile lo svolgimento delle parate dei Pride. Tuttavia, in questo weekend appena trascorso, in diversi luoghi, fisici e virtuali, e con diverse modalità, è stata celebrata comunque una giornata di mobilitazione per i diritti LGBT.
In queste ultime settimane, ci sono stati diversi episodi che hanno alzato nuovamente la tensione sociale: ci riferiamo all’abolizione da parte dell’amministrazione Trump delle norme inserite da Obama contro la discriminazione delle persone trans gender in ambito sanitario, che elimina le tutele non solo da parte dei medici ma anche delle compagnie di assicurazione sanitaria, al suicidio di Sarah Hegazi, l’attivista egiziana per i diritti umani e LGBT e, in ultimo ad un fatto accaduto in casa nostra a Matera. Un proprietario aveva affittato regolarmente una casa di sua proprietà a un uomo, ma quando ha scoperto che vi abitava insieme al suo compagno li ha minacciati di andare via: i due, però, si sono rivolti alla Polizia che lo ha denunciato in stato di libertà alla magistratura. I due uomini, oggi, continuano a vivere nella casa presa in affitto nei mesi scorsi.
Questi episodi ci costringono ad ammettere che le persone LGBT sono ancora vittime di feroci violenze e discriminazioni, nonostante siano passati trent’anni (era il 17 maggio 1990) dalla famosa dichiarazione dell’Organizzazione mondiale della sanità nella quale si stabiliva che l’omosessualità non è una malattia mentale. L’Italia in particolare si pone tra gli ultimi Paesi europei nella tutela dei diritti LGBT, stante gli ultimi report dell’International Lesbian and Gay Association – Europe.
Difatti, in questi giorni si discuterà della proposta di legge italiana sull’omotransfobia con la quale si propone di inserire l’orientamento sessuale e l’identità di genere all’interno dell’attuale impianto giuridico in materia di reati e discorsi d’odio, intervenendo sul codice penale. Storia di un dibattito che dura da venticinque anni e, che si auspica sia approvato, in modo da adeguare la legislazione italiana a quella degli altri paesi europei che già da qualche tempo si sono dotati di questo strumento. Sarebbe il primo passo per contrastare le discriminazioni e lavorare per la costruzione di una cultura della parità, dell’ascolto e dell’accoglienza incondizionata degli altri.
Usando le parole del Presidente Mattarella pronunciate a metà maggio in occasione della giornata contro l’omotransfobia, “le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale costituiscono una violazione del principio di eguaglianza e ledono i diritti umani necessari a un pieno sviluppo della personalità umana che trovano, invece, specifica tutela nella nostra Costituzione e nell’ordinamento internazionale”.
In questo mese del Pride, vogliamo ricordare Marcella Di Folco, all’anagrafe Marcello Di Folco storica rappresentante del movimento transessuale italiano e, prima trans al mondo a ricoprire un ruolo istituzionale quando nel 1995 è stata eletta consigliera comunale di Bologna. Queste le sue parole: “Noi non dobbiamo lottare per rivendicare o per ottenere dei diritti civili, noi nasciamo con questi diritti civili. Ma è la società che ce li nega”.