Giuseppe de Vita nasce a Moio della Civitella (SA) nel ’42 e dal ’74 vive ad Avigliano con la moglie Elisa e i figli Enrico, Leonardo e Francesco. Innamorato oltremodo della sua terra, la rende protagonista di ogni suo lavoro: dapprima nella tesi di laurea :“ Le potenzialità turistiche del Cilento” conseguita in Ingegneria Edile presso il Politecnico di Napoli e successivamente nei suoi racconti poetici.
Il Cilento infatti, non viene raccontato in modo indiretto, il Cilento, nei versi di De Vita, parla in prima persona e lo fa attraverso il linguaggio primordiale, quello più vero ed immediato: il vernacolo.
Nel 1998 esce la prima raccolta “Cche sì Ciliento mia!” seguita da “Orla mari”, “Fronne r’aulivo”, “Gente Lucana” e “Ereva re viento”.
“Signor De vita, nelle tue poesie troviamo una moltitudine di immagini. Ritratti della vita contadina nel Cilento, ma anche oggetti, personaggi , dediche , ricordi… Possiamo definirlo un multiquadro di emozioni. Raccontaci un po’ di te, dei tuoi libri e del tuo amore per la penna.”
Sono un curioso. Sono un nostalgico. Mi reputo un testimone che si racconta e racconta il mondo dell’infanzia nella lingua dei padri, quella del Cilento interno, in particolare di Moio della Civitella mio paese natio. Tutto ciò che mi colpisce o mi emoziona o mi indigna parte dalla mente si sofferma nella penna e va sul foglio bianco.
I temi che tocco? Il paesaggio, la natura, gli animali, i personaggi, la religiosità, l’emigrazione, le intime riflessioni.
“La tua terra natia, il Cilento, la viviamo attraverso i tuoi versi. Di lei ci regali profumi, scorci, suggestioni ma soprattutto ci regali il suo idioma. Come mai hai scelto di scrivere in dialetto cilentano?”
Si il dialetto è lo strumento espressivo scelto con naturalezza per raccontare e raccontarmi. Ho fatto questa riflessione. I nostri avi ci hanno dato tanto con quel linguaggio, io prima che si disperdesse del tutto mi sto adoperando per salvare vocaboli, fonemi e modi di dire. Da tanti viene riconosciuto al mio dialetto una particolare musicalità con un ritmo e timbro stupefacente. Una terra è anche la sua lingua così come la forma del territorio influisce sul paesaggio.
“…e poi c’è Avigliano diventata la tua seconda casa, che rapporto hai con quest’ultima? Ha influenzato in qualche modo la tua poesia?”
Vivo da più di 40 anni qui. Le nostre radici sono comuni all’antica Lucania. Il Cilento era Lucania. Ho amato ed amo Avigliano, mi ha dato molto in tutti i sensi, soprattutto il rigore, l’attaccamento al lavoro, l’ironia, le tradizioni. È un mondo che può dare molto se riesci ad entrare in sintonia con “l’ aviglianesità”. Che è un modo di essere. E poi la devozione profonda per la Vergine del Carmelo è commovente, unica.
“C’è una poesia che più di tutte di emoziona alla quale sei particolarmente legato?”
Amo ogni mia poesia e le frequento tutte ma se devo sceglierne una dico “DDE MMANO” dedicata alle mani di mio padre contadino.
“ So che stai lavorando ad una nuova raccolta, ci vuoi anticipare qualcosa?”
La raccolta che ho tra le mani ed uscirà presto è dedicata ad un cane di Avigliano amato da tutti
: TEO. A volte abbiamo da apprendere anche osservando il comportamento di un compagnone come TEO.